lunedì 6 dicembre 2010

Eolico, appalti pilotati in Sicilia: il giudice ferma le pale del malaffare

NINO CIRILLO Messina 
 Lo sa che il sessanta per cento di questo paese non mi rivolge piů il saluto?». Maria Lapoli si gira e si rigira tra le mani un fascicoletto - il verbale di una lontana seduta del consiglio comunale in cui ebbe l'ardire di denunciare che l'eolico fatto cosi’ e’ una truffa - e non trova pace. Non trova pace neppure se le ricordano il sindaco di Raccuja, Cono Salpietro Damiano, 72 anni, l'ineffabile protagonista di questa storia.
II sindaco - un pippobaudo di montagna, con una criniera messa molto peggio ma inossidabile come lui – e’ finito agli arresti domiciliari per concussione ormai cinquanta giorni fa e li’ e’ rimasto, perfino sospeso dal Prefetto di Messina. Eppoi si fa presto a dire «sessanta per cento». Se Raccuja, preziosa roccaforte sui Nebrodi, Casale sulla Collina come vogliono le sue origini arabe - "Rahi" come casale e "kuddia" come collina - conta oggi 1.193 paesani contro i 5.012 nel 1921, beh, vuol dire che almeno 720 persone non dicono piu’ buongiorno a Maria Lapoli. E neanche al marito, e neanche ai suoi tré bei figli, che anzi uno di loro l'altro giorno s'e’ sentito dire in un bar: «Non ti vergogni di tua madre?». .
Qualcuno che, evidentemente, non ha ancora capito dove sta la vergogna. La vergogna sta in queste 28 pale ferme per ordine della magistratura dal 7 ottobre scorso, in questo "parco eolico" non grandissimo per dimensioni ma gigantesco pozzo di malaffare, in questo giro di soldi, in questo balletto di terreni, in questa giostra di convenzioni stipulate e poi modificate, in questi appalti per lo sbancamento terra che per puro capriccio di chi li ha gestiti hanno solo impoverito le pubbliche casse. Ecco, questa e’ Raccuja. Un'altra dimostrazione da manuale di dove si puo’ finire a dar retta al business delle pale selvagge. Ma esemplare anche perché la Procura della Repubblica di Pattici ha messo bene gli occhi e non mollera’ facilmente la presa. Perché l'arresto di Cono Salpietro - che alle ultime elezioni guidava una lista civica di centrodestra - e degli imprenditori Michele Tripoli e Giuseppe Astone, tutti per concorso in concussione - il signor Sindaco «per aver abusato dei propri poteri nella qualita’ di primo cittadino esercitando pressioni...»-, sembra sono l'inizio di questa storia, perché molto c'e’ ancora da scoprire. Dicono le malelingue che la mattina in cui arrivarono i Carabinieri l'anziana moglie di Cono Salpietro si precipito’ in strada - lui e’ ancora ai domiciliari insieme a Tripoli, Astone ha ottenuto la liberta’ provvisoria con obbligo di firma al piu’ vicino posto di polizia - per incitare i paesani alla rivolta. «I soliti magistrati», la sentirono urlare, ma non ci fu uno che l'ascolto’. Faceva ancora caldo - fino a qualche sera fa qui erano venti gradi - e le tapparelle delle finestre rimasero tutte ben abbassate. Come sono abbassate stasera, in verita’, perché a parte Maria Lapoli, che ovviamente alle ultime elezioni non e’ stata rieletta, nessuno ha voglia di parlare. Scarsissima quella di Nunziato Adometto, candidato a sindaco e avversario di Salpietro («So quello che leggo sui giornali»), mentre cortesemente muti restano Carlo Martella (che pure in consiglio fu il piu’ veemente accusatore) e Severino Merendino, consiglieri di minoranza. Ma si sa, il coraggio e’ delle donne. Perché da queste parti il coraggio ci vuole. Anche se, come tiene ingenuamente a sottolineare Maria Lapoli «io, almeno all'inizio, nel lontano 2002, volevo solo che le pale andassero d'accordo con il Parco naturale dei Nebrodi. Poi speravo che la convenzione tornasse in consiglio per valutarla e modificarla, per garantire un maggior introito al Comune. Tutto qua. Di quello che e’ venuto fuori dopo non sapevo proprio niente». E che cosa e’ venuto fuori. E' venuto fuori che nel lontano 2002 il Comune di Raccuja si decise a stipulare una prima convenzione provvisoria per un parco eolico con la Api Holding. Si’, proprio Api Holding, la stessa di Sant'Agata di Puglia, dove una intera giunta e’ finita sotto inchiesta, la stessa Api Holding che a un certo punto ha venduto la concessione a societa’ che si chiamano, qui come in Puglia, Ser e Ser 1. Ma ne sono successe poi tante di cose che, almeno per il momento, il ruolo di questa societa’ resta proprio di secondo piano. Una coincidenza, magari, da approfondire. E' successo che per sei lunghi anni - e Cono Salpietro e’ sindaco al secondo mandato ormai dal 2005 - questa convenzione ha ballato tra un ufficio e l'altro senza diventare mai definitiva. Curioso, no? Curioso soprattutto che il "ristoro ambientale" previsto fosse solo - e cosi’ alla fine e’ rimasto - di 25mila euro l'anno. Pazzesco. In tutto il Molise, in tutto il Sub Appennino Dauno, dovunque queste pale abbiano attecchito, ogni piccolo comune porta a casa almeno 90-100mila euro l'anno di risarcimento, diciamo il prezzo del disturbo. Qui a Raccuja un quarto o poco piu’. Ma il bello e’ arrivato quando si e’ trattato di decidere degli sbancamenti del terreno. In partenza capofila dell'appalto era la Maltauro di Vicenza, con subappalto prima alla Roan e poi alla Marinoter. Ma «su pressioni del sindaco», come dice l'inchiesta della Magistratura, la filiera e’ diventata Maltauro-Astone-Mtp, le ultime due ditte locali, localissime. E, guarda caso, Tripoli della Mtp e Astone della omonima Astone sono gli altri due arrestati, ai domiciliari, insieme al sindaco Salpietro. C'e’ un bell'esborso di denaro in questi passaggi, perché la Maltauro solo per aver cambiato idea ha dovuto pagare una penale di 37.500 euro alla Roan e poi perché, la rescissione di questo contratto ha comportato, sempre da parte della Maltauro ma nei confronti della Astone, «un esborso maggiore di 200mila euro». Cosa avra’ convinto la Maltauro ad affrontare questa spesa imprevista? Ma c'e’ anche da dire dell'anello finale di questa catena, la Mtp, che inizialmente era stata giudicata assolutamente inadeguata dalla Maltauro per quei lavori e poi miracolosamente tornata a galla. La data chiave e’ il 26 maggio 2009. Quella sera Maria Lapoli pronuncia il discorso che tiene ancora conservato - qualche settimana prima la giunta riunita aveva gia’ stipulato la convenzione definitiva per l'eolico - quella sera si creano i presupposti per l'inchiesta penale. Che non sarebbe mai scattata, pero’, se un imprenditore che si riteneva danneggiato, Tindaro Marino, non si fosse presentato con tanto di cassetta registrata - colloqui con altri imprenditori - alla caserma dei Carabinieri di Patti. Fin qui e’ tutta una storia complicata di appalti e subappalti. Molto piu’ semplice e gustoso da raccontare il romanzetto del posizionamento delle pale. Anche qui, come in Puglia, ci sono mamme, cognati, fratelli, ma c'e’ anche qualcosa di piu’ incredibile. C'e’ una signora in paese che si chiama Antonina Alessandrino, e la conoscono tutti perche e’ la sorella del farmacista. Ebbene, la signora Alessandrino aveva gia’ firmato l'opzione per veder sistemata sul suo terreno una pala eolica, che le avrebbe reso sicuramente un bell'affitto. Ma si era illusa. Vennero un giorno a spiegarle che avevano cambiato idea, che quella torre da 0,85 megawatt, «per motivi ambientali», sarebbe stata invece piazzata sul terreno di Giuseppa Ridolfo, cognata del sindaco moglie del fratello Canneto. E cosi’ e’ stato. La Api Holding non fece una piega, «nello spirito di collaborazione con il comune di Raccuja». E oggi Giuseppa e’ ben contenta: le arriveranno 5 mila euro di affitto per 29 anni.
Non che diano a tutti cinquemila euro a pala. A Sant'Agata di Puglia - tanto per ricordarlo- le pale del sindaco sono state valutate il doppio di quelle dei comuni mortali, fossero pure assessori della sua Giunta. Qui c'e’ un bel ginepraio di prezzi. Chi duemila, chi tre, chi cinquemila come la signora Giuseppa. Ma anche di questo si sta occupando la Procura di Patti. Si annunciano sorprese, belle sorprese.
06 Dicembre 2010
Fonte:
http://tweb.interno.it/twebmi/index2.php


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