lunedì 6 dicembre 2010

La differenziata non decolla, sentenza del giudice di pace Napoli, flop dei rifiuti

Accolta la richiesta danni di 25 cittadini - «Tarsu elevata e servizio scadente» - il rimborso sara’ di 600 euro a testa. DEL GAUDIO LEANDRO 
Il giudice di pace condanna il Comune di Napoli a risarcire i cittadini per i torti e i disagi subiti nel corso della crisi dei rifiuti del 2008.
E Palazzo San Giacomo dovra’ versare seicento euro a ciascuno dei venticinque cittadini che si sono uniti in una piccola class action per protestare contro i disagi vissuti a causa della raccolta differenziata fallita. Tarsu troppo elevata e servizio scadente sono i punti centrali della sentenza del giudice Maddalena Savino, che ha accolto la richiesta di risarcimento avanzata dai cittadini residenti tra Vomero e via santa Lucia. E’ una specie d'indennizzo quello riconosciuto ai napoletani che hanno messo in evidenza lo iato tra il tempo perso a separare i rifiuti, l'impegno messo nel cercare i contenitori e il risultato di dover essere costretti a vivere tra cumuli d'immondizia. «La domanda dei cittadini e’ fondata e deve essere accolta», si legge nella sentenza. D Comune dovra’ sborsare in tutto 25mila euro.
II tempo perso a separare i rifiuti e a cercare in casa il contenitore adatto, poi l'aumento esponenziale della Tarsu e infine la beffa di vivere in un ambiente inospitale, dove il diritto alla salute viene quotidianamente calpestato. Sono questi i punti che spingono il giudice a dare ragione a un gruppo di cittadini e a condannare il comune di Napoli, a partire da un concetto che entra di diritto in un prowedimento giudiziario, con tanto di timbro del tribunale di Napoli: «II fallimento della raccolta differenziata». Appena quattro pagine per accogliere la richiesta di risarcimento danni di venticinque cittadini, tutti residenti tra Vomero e via Santa Lucia, che si sono visti riconoscere una sorta di indennizzo per i torti subiti negli anni della grande crisi dei rifiuti. Facendo due conti, il Comune e’ stato condannato a versare seicento euro per ciascun attore oltre al pagamento delle spese legali - mille euro cifra tonda - in tutto venticinquemila euro, calcolando il numero delle parti offese. Una mini class action, una sorta di piccola rivincita, a leggere le motivazioni di una sentenza di condanna rese pubbliche appena qualche giorno fa alle parti, firmate dal giudice di pace Maddalena Savino, al termine di un' istruttoria durata meno di due anni. Oggi si conoscono i motivi del provvedimento adottato dal giudice, parole quanto mai attuali in uno scenario cittadino ancora condizionato da raccolta differenziata lontana dagli standard richiesti e da cumuli di spazzatura agli angoli delle strade. Scrive il giudice nelle motivazioni della sentenza: «L'istante, con grande attenzione e con sottrazione di tempo delle proprie attivita’, si dedica alla separazione dei rifiuti al fine di ottimizzare la raccolta differenziata, suo malgrado e’ costretto a vivere in ingiustificabile sporcizia e inquinamento ambientale e con pericoli igienico-sanitari causati dalla perenne emergenza rifiuti, e’ costretto altresi’ a respirare aria maleodorante proveniente da cumuli  di sporcizia e sgradevoli, oltreché nocive esalazioni provenienti dai cassonetti stracolmi di rifiuti e comunque sudici e fatiscenti». Ma non e’ l'unico punto indicato nelle motivazioni della sentenza firmata dal giudice Savino. Un processo che inizia nel 2008, lungo quasi due anni, ascoltati alcuni testimoni che hanno raccontato quello che a Napoli tutti hanno imparato a conoscere - il disagio di vivere in una citta’ in costante emergenza monnezza - nonostante tasse sempre piů elevate. Ma ecco le conclusioni delle motivazioni, con cui il giudice di pace accoglie le istanze del gruppetto di cittadini rappresentati dagli avvocati Oriana Avallone e Angelo Pisani: «Venendo all'esame del merito, la domanda e’ fondata e deve essere accolta. E’ del tutto notorio che la raccolta dei rifiuti sul territorio cittadino rappresenta un problema endemico, e che la pubblica amministrazione nel corso degli ultimi anni ha provato in vari modi di risolvere, ma mai in maniera definitiva; e’, oltretutto, assolutamente notorio che la sperimentazione della raccolta differenziata e’ stata un completo fallimento. Difatti - continua il giudice - non manca giorno che per le strade cittadine si vedano carcasse di elettrodomestici e cumuli di scatole di cartone abbandonate». Seguono riferimenti a un'istruttoria durata un paio di anni, con i nomi dei cittadini che hanno raccontato esperienze diverse e simili al tempo stesso, tutte caratterizzate dallo stesso scenario da incubo metropolitano: la mamma che non ha potuto condurre il carrozzino su marciapiedi interamente occupati da rifiuti di ogni genere, il commerciante che ha dovuto improvvisarsi netturbino, il ristoratore che ha visto i propri clienti dimezzarsi di fronte allo spettacolo di tavolini assediati da topi e scarafaggi. Scene note, storie che da dieci anni raccontano la grande emergenza e che ora entrano di diritto in una sentenza di condanna a carico di palazzo San Giacomo.
06.12.2010


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