mercoledì 15 dicembre 2010

Nord ovest da primato, registra un passivo di 30.6 miliardi. Primo posto conteso dal Centro, 30,3 miliardi.

Il Tesoro ha scorte per 60 miliardi 
Il dato del bollettino di Via Nazionale è aggiornato a ottobre. In un mese incrementati i fondi di poco meno di 15 mld. Cannata aveva indicato in 30 mld l'obiettivo di fine anno. Intanto sale ancora il debito pubblico
DI GIANLUCA ZAPPONINI

Il Tesoro mette fieno in cascina per affrontare senza troppi paterni d'animo aste e rimborsi dei primi mesi del 2011. Nei giorni scorsi il direttore del Dipartimento del debito pubblico, Maria Cannata, aveva indicato in 30 miliardi di euro l'obiettivo di liquidità di scorta per le casse pubbliche. Ora, dal supplemento del Bollettino statistico della Banca d'Italia pubblicato ieri, emerge che sul conto di disponibilità di via Nazionale, dove il Tesoro mantiene la sua liquidità, a ottobre c'erano 61,5 miliardi di euro. In un solo mese, da settembre a ottobre, le risorse sul conto sono aumentate di circa 15 miliardi di euro. Un dato che. secondo i tecnici, rifletterebbe proprio la gestione finanziaria prudente del Tesoro a fronte delle tensioni sul mercato dei titoli di Stato. Sempre nei giorni scorsi, Cannata, aveva ricordato che via XX Settembre conta di vendere debito per 220-230 miliardi di euro nel corso dell'anno prossimo e che dovrà far fronte a 164 miliardi che giungeranno a maturazione. Intanto il documento di Via Nazionale registra un'ulteriore impennata del debito pubblico. A ottobre il passivo delle amministrazioni pubbliche ha raggiunto quota 1.867 miliardi di euro, con un aumento di 23 miliardi a fronte del mese precedente (1.844 miliardi), c di 63 rispetto allo stesso mese di un anno fa (1.804 miliardi). La corsa del debito pubblico poi risulta ancora più evidente dal confronto con il dato di dicembre 2009 quando il debito era pari a 1.763 miliardi di euro. Insomma, in soli 10 mesi lo stock è aumentato di 104 miliardi. Bankitalia ha poi analizzato il debito delle amministrazioni locali (regioni, province e comuni) per area geografica. Il primato è andato al Nord ovest, in cui si registra un passivo di 30.6 miliardi di euro. Un primo posto conteso però dal Centro dove l'indebitamento è di 30,3 miliardi. Ancora minore è il passivo del Mezzogiorno (24,9 miliardi), seguito dal Nordest (16,5 miliardi) e dalle Isole (8,7 miliardi). Performance queste che, ad eccezione del Nord ovest e del Nordest, sono in diminuzione rispetto al mese precedente. Ulteriore dimostrazione dell'incertezza dell'attuale contesto economico, è arrivata dai dati sulle entrate tributarie, diffusi sempre ieri da Palazzo Koch. Nei primi dieci mesi del 2010 lo Stato hanno registrato una contrazione degli incassi dell' 1,8% rispetto allo stesso periodo del 2009. Una diminuzione che tradotta in cifre ha fatto venire meno alle Entrate circa 5,2 miliardi di euro e portandole così ad un totale di 294,3 miliardi. Il confronto su base annua, hanno spiegato gli analisti di Bankitalia, è influenzato anche dal fatto che nel 2010 si è notevolmente ridotto il gettito delle imposte sostitutive (introdotte nel 2008) e che nel 2009 ha assunto natura di una tantum. Ma se su debito ed entrate le notizie sono poco confortanti, alcune schiarite si intravedono sul fronte del fabbisogno. Sempre secondo i dati di Via Nazionale, a ottobre il fabbisogno si è attestato sui 7,8 miliardi di euro, una quota inferiore di 3.5 miliardi rispetto al quella registrata nello stesso mese del 2009 (11,3 miliardi). Anche in rapporto ai primi 10 mesi dell'anno, il fabbisogno ha ottenuto una performance positiva: nel periodo gennaio-ottobre 2010 il deficit di cassa è stato pari a 74.6 miliardi di euro, con una riduzione di 10,5 miliardi a fronte dello stesso arco di tempo del 2009. numeri sul debito trasmessi da Palazzo Koch, hanno creato, infine. allarme tra alcuni sindacati. Secondo il segretario confederale dell'Ugl, Paolo Varesi. «L' aumento del debito pubblico, cresciuto nonostante le manovre correttive, è un dato allarmante». È necessario, ha aggiunto Varesi, «operare tagli selettivi alle spese improduttive, soprattutto nelle amministrazioni centrali e periferiche».
Fonte: http://www.corteconti.it/comunicazione/rassegna_stampa/


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