martedì 11 gennaio 2011

E’ scemo, o piu’ scemo? Forse e’ solo un sociologo, con la gotta

De Rita: “Compriamo di meno perché ormai abbiamo tutto. Un economista direbbe che bisogna aumentare i salari Ma io sono convinto che non cambierebbe nulla perché non c'è l'offerta. E' chiaro che la gente non consuma. Ci sono meno soldi e meno bisogni. Ma soprattutto: c'è meno offerta. Cosa mai ci dovrebbe attirare?”


ELENA POLIDORI
ROMA Cosa ci dovrebbe spingere a spendere?, si chiede il sociologo Giuseppe De Rita, fondatore del Censis, analizzando i nuovi dati sul crollo dei consumi. Cosa? «Nulla, appunto. Se è vero che la cultura capitalistica, come diceva Marcuse, si basa proprio sull'offerta, ebbene: oggi questa offerta non c'è. E noi non abbiamo più stimoli, più impulsi». I consumi sono scesi al livello del 1999. La gente, visto anche il lavoro che non c'è, taglia sulla spese.
«Logico. Ma io mi chiedo: spendere per cosa? Quasi il 90% di noi è proprietario della prima casa, la metà di questo 90% ne ha anche una seconda per le vacanze. Inoltre gli armadi straripano. E tutti hanno i telefonini in tasca. Ecco: i telefonini sono stati un boom, ma perché erano una novità». Qui però calano anche i consumi alimentari: si taglia sui pasti, non solo su vestiti e vacanze «Mah. Almeno a Roma ci sono piazze e stradine dove debordano tavoli di ristoranti sempre pieni». I dati parlano di un calo delle spese per il cibo, consumato a casa o fuori. Gli italiani sembrano tirare la cinghia. «Mettiamola così: siamo tutti alle prese con una sorta di autoconsumo».
Che significa? «Che ciascuno si fa un proprio orticello di consumi».
Faccia un esempio concreto «Se il mio giardiniere mi porta l'insalata di sua produzione, o le mele o le patate, questo business non risulta nella contabilità ufficiale. Né c'è traccia se io mi accordo col contadino per comprare la metà del suo maiale». Morale? «La penuria di quattrini ci costringe all'oculatezza nelle spese. Quando c'è la crisi, ognuno di noi diventa più attento a come si muove e i soldi che ci sono vanno anzitutto per pagare il mutuo. Non dimentichiamo che fino al 2006-2007, cioè fino aprima della crisi, gli italiani compravano case a non finire. Oggi le stiamo pagando. E meno male: altrove la gente la casa se l'è dovuta vendere. Perciò: prima viene il mutuo e dunque la casa, poi tutto il resto». Come se ne esce? «Un economista direbbe che bisogna aumentare i salari. Ma io sono convinto che se anche questo avvenisse, non cambierebbe nulla perché non c'è l'offerta. Manca il nuovo. Dov'è il nuovo? Cosa fanno gli imprenditori?». E' colpa loro se la gente non spende? «In un certo senso sì perché preferiscono spostarsi su mercati emergenti, che hanno bisogno di tutto, anziché sforzarsi di migliorare l'offerta». Ma senza consumi che ne è della ripresa? «I consumi aiutano l'economia se esplodono. In Cina c'è una esplosione dei consumi. Come da noi c'è stata negli anni Sessanta. Mio padre fece carte false per comprarsi la prima Tv o anche la prima Seicento: il suo era un bisogno compulsivo. Oggi abbiamo forse una macchina nuova che stimola i nostri impulsi?».



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