martedì 24 maggio 2011

Tremonti pensa di pensare alla Cavour. Forse di esserlo. Bella chiavica. Spaccate tutto, in padania.

Tremonti: la crescita dell'Italia non è sufficiente, ma i conti sono in ordine. E l'Istat sbaglia sui poveri


di Claudio Tucci
«La crescita di questo Paese certo non è sufficiente ma senza la tenuta del bilancio non ci sarebbe stata neanche questa insufficiente crescita»: lo ha detto il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, intervenendo alla presentazione del rapporto della Corte dei conti sul coordinamento della finanza pubblica. Ed ha chiosato: «Cosa fare? Primum vivere deinde crescere». Ovvero: prima di tutto vivere, poi crescere.

C'è un deficit di comprensione
Secondo Tremonti, «ci sono cose da considerare per evitare e non da ignorare pensando di vivere in un mondo diverso». Il ministro ha detto di non condividere «la frase "adesso che è finita la crisi si può fare...allargare i cordoni della borsa, reperire risorse, trovare soldi". C'è un deficit di comprensione di quello che è successo e di quello che non può continuare a essere», ha sottolineato il titolare del Tesoro.

Ciclo di riforme appena iniziato
Tremonti ha poi ricordato gli aspetti positivi del decreto legge Sviluppo e ha sottolineato la strategia del Governo per le riforme: «Più graduale, un ciclo di riforme appena iniziato che deve continuare». E a questo proposito ha citato anche Cavour: «Camminare sulla via del progresso evitando gli eccessi degli agitati e le secche dei retrogradi».
La ricchezza è salita, discutibile la rappresentazione dell'Istat
Il titolare del Tesoro è tornato anche sul dato, un italiano su quattro è povero, contenuto nel rapporto annuale Istat di ieri 23 maggio. «Un italiano su quattro è povero? Alzi la mano chi di voi lo é. So che ci sono i poveri - ha detto ancora Tremonti - ma considero una convenzione discutibile quella rappresentazione che è oggettivamente nei dati. La ricchezza non è scesa in Italia, ma è salita in questi anni e risulta da tutte le statistiche ufficiali».
Una stoccata infine all'ex numero uno di Confindustria e presidente della Ferrari, Luca Cordero di Montezemolo che aveva parlato di «cittadini azionisti del Paese». «Gli azionisti lasciamoli all'economia», ha tagliato corto il ministro, che ha bocciato questo tipo di «avventurismo che porta alla scomposizione sociale» e ha detto di preferire «ai valori mobiliari, i valori civili».
 24 maggio 2011

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