martedì 23 novembre 2010

Grillo: «Rifiuti, la camorra non c’entra è colpa delle banche e dei potentati»


Lo showman a Terzigno arringa i manifestanti. E invita alla mobilitazione politica dei trentenni campani.
TERZIGNO — Vien da dire: piove sul bagnato. Ma a Terzigno non si smette mai di stare in trincea, neanche col nubifragio. Via Zabatta è il rifugio per i comitati, le famiglie e le mamme che dalla scorsa estate presidiano il territorio per non fare aprire la seconda discarica in pieno Parco del Vesuvio. Si attende l’arrivo di Beppe Grillo e nel frattempo tiene banco la notizia del giorno: il decreto, quello che il capo dello Stato ha detto di non aver mai ricevuto. «Ma allora possono ancora aprire la discarica?». Chi lavora, qui, fa i salti mortali per non mollare la protesta. Anche ieri, sotto una pioggia insistente e fredda, in tanti. Chi ha visto Grillo sul palco almeno una volta nella propria vita sa quale attesa messianica preceda ogni sua esibizione. Eppure a Terzigno c’è un’aria diversa.

Pur riconoscendolo come portatore sano di cause condivisibili, non rappresenta il verbo assoluto, ma una voce tra le tante. «Bisogna che stiate attenti, vi strumentalizzano», dice Grillo addentando una pizza. «Guardi che noi seguiamo il nostro cuore e il nostro cervello. Qui comandiamo noi», gli fa una signora senza troppe cerimonie. «Io sono qui per una testimonianza, ma perché mi avete invitato?», ancora il comico. «Perché sei un simbolo contro la politica di merda», gli risponde un ragazzo. Allora lui tira fuori diverse fotocopie del proprio 740, con su impressa la parola a caratteri cubitali: benestante. «Per i manganelli consapevoli— dice —. Quando la polizia vi carica appiccicate sulla vostra giacca questo 740 il manganello lo riconoscerà e non manganellerà». Sul palco arriva dopo Pietro Avino dei comitati storici e Ulderico Pesce detto «Asso ’e munnezza». «Signori c’aggia fa con voi. Abbiamo fatto due munnezza day a Napoli. È una questione che non si può risolvere con metodi tradizionali. Quando vedo le donne caricate dalla polizia non ce la faccio. Basta manifestazioni, basta cariche. Bisogna pensare ad altri tipi di lotta».
Per il comico genovese la responsabilità del disastro rifiuti «non è della camorra, ma di tre o quattro banche e di qualche società quotata in borsa». Smette di piovere, in compenso c'è un’umidità «pazzesca», Grillo docet. «Qui ci siamo presentati alle regionali ma non abbiamo potuto fare molto perché non c’è la rete, la banda. Qui c’è ancora il voto di scambio. Vi racconto un episodio. Stavamo a Salerno e un signore si fermò al banchetto e mi disse: ma siete tutti incensurati? Sì, gli dissi io. Allora possono iscrivermi, fa lui, perché io sono ricercato. Ogni volta a dire c’ho mio cognato qua, mio cognato là, quanti c.. di cognati avete a Napoli? Con il voto per qualcosa l’effetto poi è questo. Noi siamo entrati in 40 comuni con ragazzi di 30 anni». Qualcuno perplesso, pensa ad alta voce: «Ma è venuto a fare campagna elettorale?». «Io non sono candidato o candidabile — prosegue Grillo e uno tira un sospiro di sollievo —, ma ognuno di voi deve mettersi in gioco. Basta con le manifestazioni, con uno che grida e voi sotto. Prendetevi le vostre responsabilità, se continuiamo a fare i guardoni della politica succede questo. Ognuno di voi si scelga una battaglia: non utilizzare l’auto, l’acqua filtrata, niente imballaggi, quello che volete. Io non sono un politico e neanche più un comico. Sono uno che si sta giocando una carriera perché ha sei figli e quattro disoccupati come molti di voi. Da qui, da questi posti deve partire una rivoluzione».

Per Grillo la rivoluzione è cambiare la politica dal basso. Al Nord il movimento Cinque stelle è riuscito a portare nei consigli comunali e regionali alcuni rappresentanti, «trentenni intercambiabili», li chiama Grillo, «né destra né sinistra, solo cittadini». Difatti annuncia una lista per le comunali partenopee, «ragazzi di trent’anni che vi diranno dove andrà a finire il vostro sacchetto. Fatelo anche voi a Terzigno, alle prossime elezioni. Fate una scelta. Smettete di credere in un leader». Un’inaspettata saggezza, neanche un urlo e qualche, centellinata, battuta («Bocchino lo chiameremo Chinotto per le signore»). Finale con due torte, una «differenziata» come la spazzatura, l’altra con un epitaffio che legge proprio Grillo e recita: Terzigno dice no alla discarica. Il sindaco e i consiglieri comunali hanno deciso la nostra morte. «La loro morte, noi sopravviveremo«. Ricomincia il diluvio.
Simona Brandolini
Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2010/23-novembre-2010/grillo-rifiuti-camorra-non-c-entra-colpa-banche-potentati-1804226209585.shtml
 

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