sabato 20 novembre 2010

Valore e dignità del tanfo di monnezza


Da redazione
Creata il 20/11/2010 - 19:30
Antonio Marfella*
COMMENTI. L’olfatto è un senso che consente di percipire la realtà in modo diretto e primitivo. In Campania hanno detto che non esistono evidenze scientifiche che la “puzza” faccia male. Ma a marzo l’Ue ha condannato l’Italia per l’evidente danno alla salute.

Il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, poche settimane fa ha dichiarato: «Ho fra le mani uno studio dell’Istituto superiore della sanità condotto nel 2008-2009, durante il picco dell’ultima emergenza, quando di spazzatura per strada ce n’era molta di più. Sono state fatte numerose rilevazioni dell’aria, sia in inverno che in estate. E il risultato è che la flora microbica non presentava pericoli di infezione per l’uomo. Insomma, l’aria che respiriamo non è dannosa per la salute. L’immondizia per strada non comporta, automaticamente, la trasmissione di infezioni per vie aeree».

Dal punto di vista ontogenetico l’odorato è il più primordiale e precoce dei sensi, sia sotto il profilo strutturale anatomico, sia sotto quello funzionale. Olfatto, gusto, tatto, udito e vista si sono filogeneticamente sviluppati in lenta e progressiva evoluzione partendo dall’olfatto e giungendo alla vista, il quinto senso più recente e preciso nel porci in rapporto diretto con il mondo esterno. L’olfatto è il primo senso sviluppatosi nel corso dell’evoluzione degli organismi multicellulari e il primo attivo nel bambino appena nato. L’odorato porta il neonato al seno della madre e fa scattare l’istinto di succhiare. Se la madre non ha l’odore giusto, il seno può essere rifiutato con conseguenti difficoltà nell’allattamento e nella creazione del legame tra i due.

Le persone possono odorare il pericolo, gli animali lo sentono e diventano nervosi. Il rilascio di adrenalina negli uomini che hanno paura degli animali fa sì che in questi l’odorato faccia scattare il meccanismo del “combatti e fuggi”, l’odore del pericolo scatena automaticamente l’emissione di maggiori quantità di adrenalina nella circolazione del sangue e fornisce un sovrappiù di forza se dobbiamo combattere, di velocità se dobbiamo scappare, abbreviando i nostri tempi di reazione. Nella scala evolutiva, quindi, l’apparato olfattivo rappresenta l’organo sensoriale più antico. In molte specie animali riveste ancora un’importanza fondamentale nelle funzioni della ricerca del cibo e dell’accoppiamento.

Nell’uomo esiste ancora un rapporto stretto tra la stimolazione olfattiva e la sfera sessuale: un profumo o l’odore emesso da un corpo possono indurre attrazione o repulsione e gli odori sono in grado di modulare la risposta ormonale. L’attrazione istintiva che si percepisce verso una determinata persona è verosimilmente provocata anche da messaggi che percorrono il canale olfattivo, in particolare dai ferormoni (sostanze secrete dalle specifiche ghiandole sudorali, presenti in modo consistente nelle specie animali per il richiamo sessuale). Nell’uomo rappresentano soltanto delle vestigia del suo passato, ma la produzione di questi ferormoni continua a trasmettere messaggi decodificabili dalla nostra mente in modo inconscio, che influenzano in modo significativo i rapporti umani.

Se l’udito e la vista possono essere paragonate a scritture alfabetiche, l’olfatto e il gusto corrispondono a quelle pittografiche, ancora più antiche e in cui ogni concetto corrisponde a un simbolo. L’olfatto è, perciò, un senso che consente di percepire la realtà in modo più diretto e primitivo: penetra, infatti, non solo nel corpo, ma anche e soprattutto nella mente. La capacità di sentire gli odori corrisponde al grado di intensità delle nostre esperienze psicologiche. A differenza degli altri sensi, le stimolazioni olfattive sono le sole a passare direttamente nella corteccia cerebrale, senza subire il filtro di un centro recettore chiamato talamo, per un’analisi preliminare.

Questo spiega come mai un odore o un profumo possa evocare istantaneamente ricordi estremamente vividi di esperienze anche molto lontane. Il ricordo scatenato da un odore, quindi, è molto più intenso di quello evocato da un’immagine o da un suono: la percezione di un odore contiene in sé tutta l’energia di una realtà esistenziale. Agli inizi della storia umana, l’olfatto raggiungeva il livello dell’intuizione e ancora oggi esistono persone in grado di fiutare il pericolo: le situazioni che sanno di bruciato. Per noi moderni, metaforicamente parlando, tutto puzza, ma dobbiamo ricordare che il naso svolge un ruolo maggiore di quanto vogliamo ammettere.

Quanto sia importante l’odore del partner, lo rivela l’enorme volume di affari dell’industria dei profumi. Quanto sia allucinante convivere con una puzza, lo si può notare dalla irriducibile opposizione del popolo vesuviano, costretto a convivere con la puzza di discariche fuori norma e rimpinzate di rifiuti urbani indifferenziati, umidi putrescenti, industriali e tossici di ogni tipo come dimostrato anche dalle analisi delle falde. Noi cerchiamo di nascondere all’altro sesso il nostro odore primitivo: l’odore tipico del corpo umano. Ci appare gradevole solo in rare occasioni: perché troppo sincero. Abbiamo ghiandole odorifere sotto le ascelle e attorno i genitali che ci spingono a non dare più importanza al nostro odore che costituisce una caratteristica autentica e personale. In primo luogo è perché abbiamo smesso di trovare piacere nell’annusare. A questo proposito, noi abbiamo perso la nostra innocenza “Edenica”. Ricorriamo alla chirurgia estetica per mentire alla vista la nostra vera età, ma l’odore della vecchiaia resta inconfondibile e indelebile.

Come stiamo apprendendo in questi giorni, non si possono trasmettere odori con la Tv, altrimenti credo proprio che il quadro politico del nostro Paese sarebbe diverso. Il popolo italiano ha più “naso” che giudizio razionale nel riconoscere gli indegni. Il nostro modo di vita e, soprattutto, la nostra alimentazione hanno influenzato negativamente da tempo la nostra sudorazione. Abbiamo, quindi, reagito alla maniera funzionale che ci caratterizza. Con deodoranti di diverso tipo. E così pensano di fare anche con le discariche tossiche e puzzolenti che hanno scatenato la rivolta di Terzigno. I medici di un tempo davano grande importanza agli odori al momento di formulare la diagnosi: annusavano l’intera persona. In tal modo il naso poteva individuare delle tracce e spesso indicare la strada diagnostica più corretta. Il fatto che oggi ci affidiamo soprattutto al senso della vista, di fatto ancorato alla superficie, dimostra quanto siamo diventati superficiali.

E, peggio ancora, abbiamo deciso di affidarci alla statistica, persino con le puzze. Hanno affermato che «la puzza non fa male», «nell’aria puzzolente non appare sviluppo di flora microbica», preferendo dosare la diossina nei cassonetti che bruciavano e non nei pompieri di Napoli che da decenni spengono circa 5.000 roghi tossici all’anno. E questo in assoluto e completo dispregio persino delle precise disposizioni di legge previste nel Dl 81/08 che impone nel caso di esposizione professionale prolungato (diossina nei roghi) l’obbligatorio dosaggio su matrici umane dei tossici oggetto della esposizione lavorativa. Hanno affermato, per non fare allarmismo, che non esistono evidenze scientifiche che la “puzza” faccia male. Hanno dosato la diossina ai cassonetti in fiamme e non nel sangue dei pompieri. Hanno osato pensare di prendere in giro una intera regione facendo gli esami di diossina a pool di dieci sieri messi insieme come neanche nelle pecore di Acerra è stato fatto.

Hanno osato affermare che quelle stesse pecore rimpinzate di diossina lo erano perché esposte alla combustione di motori a benzina. Hanno osato affermare che i policlorobifenili (Pcb) diossino simili riscontrati nelle falde della Cava Sari di Terzigno possono essere di origine vulcanica. Hanno osato asserire di tutto nascondendosi dietro il falso mito della evidenza scientifica della statistica, immemori che i computer hanno qualche decennio di vita, mentre i nostri sensi, a partire dall’olfatto, hanno milioni di anni di meravigliosa e sofisticata evoluzione. E hanno pure la faccia tosta di indignarsi perché il popolo non si fida delle loro parole, dei loro giuramenti, delle loro rassicurazioni. A “naso”, persino lontani mille miglia, a Bruxelles, l’Ue ha capito che puzzavano di imbroglio. E grazie a questi studi presentati all’Ue e citati dal ministro Fazio, lo scorso marzo 2010 siamo stati condannati dall’Europa per evidente danno alla salute del popolo italiano. Mamma mia, che puzza di marcio e di bruciato.
*Tossicologo, oncologo e membro dei Medici per l’ambiente (Isde)

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