sabato 20 novembre 2010

Quelle Regioni troppo speciali


Escluse dai tagli, troppo snob perfino per il federalismo
di Franco Adriano  

L'ultimo decreto legislativo attuativo del federalismo approvato dal Consiglio dei ministri ha rappresentato l'ennesima conferma di una realtà troppo speciale. I Comuni e le Province situate nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome di Trento e Bolzano, infatti, saranno esclusi dall'applicazione del decreto che regola i fabbisogni standard per le funzioni fondamentali.

Parametri che andranno a regime nel 2017 e sulla base dei quali i Comuni e le Province che spenderanno di meno tratterranno la differenza. Questa volta poteva trattarsi perfino di incassare, altre volte erano in ballo tagli e sacrifici. Ma per loro è lo stesso: non c'entrano. E, allora, viene da chiedersi: perché Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, con le due Province autonome di Bolzano e Trento, il Friuli Venezia Giulia, la Valle d'Aosta sono sempre avvantaggiate rispetto agli altri? Qual è il loro merito (nel 2010)? Si, va bene, c'è la giustificazione costituzionale; ma come tenere a bada le domande che sorgono dalla base, per esempio, in Veneto, sulle disparità di trattamento finanziario rispetto al Trentino Alto Adige (verso il quale infatti molti Comuni veneti vogliono convergere)? «I nodi verranno al pettine», ha spiegato a Italia Oggi, Osvaldo Napoli, deputato Pdl e vice-presidente dell'Anci (Associazione nazionale Comuni italiani). «Il punto è che finora c'è stato il timore di toccare un tasto delicato», ha continuato Napoli, «ma la carenza di risorse e l'attuazione del federalismo hanno portato questo argomento all'attenzione di tutti». Si tratta di uno scandalo? «No», mette le mani avanti Napoli, «più che uno scandalo è un problema da analizzare approfonditamente per giungere ad una soluzione». Il punto è che per ora il modo di uscirne non c'è «perché lo Stato non può di certo affrontare questo problema in autonomia, ma deve aprire una trattativa». Tuttavia, la crisi economica e la sempre maggiore carenza di risorse, da trasferire a livello locale, stanno funzionando da catalizzatore di un processo che appare ineludibile. Sì, perchè, per restare all'esempio del decreto legislativo sui fabbisogni standard, i sindaci ed i presidenti delle Province delle Regioni a statuto ordinario saranno spinti a fare le formiche quando a pochi chilometri di distanza i loro colleghi potranno continuare a fare le cicale. Si capisce che una situazione così non potrà reggere a lungo. Anche perché la tabella di marcia della riforma sarà piuttosto pressante. Senza contare che quando si entrerà nel vivo con i decreti attuativi sul fisco le diversità risulteranno ancora più evidenti.
Commento, di grecanico.
Il sig. Napoli ha ragione, sono convinto da decenni che la condizione di sfacciato privilegio non puo' andare avanti per sempre. Nelle regioni autonome del nord si raggiunge il benessere con una facilita' che mi ha stupito, qualche decennio fa. Ma il Sig. Napoli dovrebbe specificare, non fare di tutta l0erba un fascio. Per via del sistema di cui e' Presidente. In altri termini, anche tra gli Statuti Speciali ci sono quelli piu' speciali degli altri. Basta guardare i dati Banca d'Italia ed ISTAT, al riguardo degli indicatori di benessere, del pil di quelle regioni, del numero di attivi ecc. ecc. La Sicilia e la Sardegna sono un'altra storia demografica, geografica, politica. Ed hanno un'economia comparata piu' solida di quelle del nord.
Fonte:  
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1687654&codiciTestate=1&sez=hgiornali

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