venerdì 26 novembre 2010

DEBITO, MOODY'S TRANQUILLIZZA L'ITALIA


ELENA POLIDORI - ROMA - Rischio Italia? No, se si guarda a Moody`s che conferma il rating nazionale - «AA2» - con prospettive stabili. Si, se si leggela stampa tedesca convinta che il paese sia sull`orlo dell`abisso, complice anche la «paralisi politica».

In realtà sono numerosi i piccoli-grandi segnali dal duplice, contraddittorio significato.
L`esisto dell`asta dei Bot, per esempio, segnala un rialzo dei rendimenti dei titoli di stato (1,483%) e dunque un aumento del costo del finanziamento per il Tesoro, ma la domandava a gonfie vele: 13,8 miliardi contro 8,5 offerti. Idem per i Ctz. «Non c`è nessuna tensione particolare sull`Italia:

c`è solo un nervosísmo generalizzato», assicura MariaCannata, responsabile per lagestione deL debito pubblico. Perciò, «le aste sono andate benissimo».

Già, ma domani? Per il domani o meglio per l`anno venturo, la signora chiarisce che il Tesoro vuole emettere titoli a medio e lungo termine per circa 240 miliardi di curo, 20 in meno rispetto al 2010.

Ma è pur sempre una bella somma da collocare su un mercato in tensione, scosso dai guai dell`Irlanda, percorso dai timori di un «contagio» verso í paesi più deboli dell`Unione. Portogallo e Spagna, anzitutto, come segnalano gli spread, cioè i differenziali di interesse tra i titoli di Stato di questi paesi e il bund tedesco, sempre a livelli record e dunque non proprio sinonimo di serenità. Soffre però anche lo spread dell`Italia, giunto a quota 172, che è niente rispetto a 936 della Grecia, al 644 dell`Irlanda, a 452 del Portogallo e al 250 della Spagna. E soprattutto è niente rispetto ai livelli stratosferici dei primi anni Novanta quando l`Italia era davvero sull`orlo della bancarotta: ben 600 punti base era la differenza. L`allora ministro Ciampí fece di tutto per azzerarla, girando peri il mondo con un grafico in tasca che ben sintetizzava la curva discendente: la circostanza si rivelò tra quelle decisive per la partecipazione all`euro nella «serieA», come si diceva a quei tempi. E tuttavia lo spread è un altro di quei piccoligrandi segnali. «Nessun rischio contagio», garantisce Corrado Passera, ad di Intesa. «E` solo una questione di tempo sul quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato», scrive la Faz.
Pro e contro, come sempre.
E si potrebbe continuare all`infinito.
«L`Italia è al riparo dalle tensioni», secondo la leader confindustriale Emma Marcegaglia.
«Non è a rischio, come non lo è la Francia», dichiara Klaus Regling, responsabile dell`Efsf, il meccanismo di stabilizzazione finanziaria della Ue. Da Moody`s arriva una spiegazione: si teme un rischio-contagio quando alcuni «aspetti profondi» di un paese non vanno, come «un sistema bancario difficile, una eccessiva debolezza dell`economia o l`incapacità di un governo nel ristrutturare i conti».

Le banche italiane, per ammissione dello stesso governatore Mario Draghi e della vigilanza, hanno resistito «meglio degli altri» alla crisi finanziaria mondiale e sono pure patrimonialmente forti, con risorse sufficienti per assorbire «le perdite derivanti da un significativo deterioramento del quadro macroeconomico e da un aumento del rischio sovrano». La «solidità sistemica» nazionale l`ha illustrata il ministro Giulio Tremonti a più riprese: oltre alle banche, «abbiamo il risparmio delle famiglie e un sistema pensionistico riformato». Si vedrà.
Da "LA REPUBBLICA" di venerdì 26 novembre 2010

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