venerdì 26 novembre 2010

Il "Corsera" tedesco attacca l'Italia. Ora il suo inviato dovrebbe chiedere scusa

Tobias Piller

di Leopoldo Voronhoff
26 Novembre 2010
Qualcuno porti l’inviato a Roma della Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) al cinema. Consigliamo caldamente la visione di “Wall Street 2 – Money never sleeps”, in cui i protagonisti si fanno largo rifilando polpette avvelenate e messaggi ansiogeni ai mercati e facendo schizzare i corsi di borsa. Il film è pieno di finanzieri rampanti e amanti della bella vita, mentre l’uomo della FAZ a Roma, Tobias Piller, all’apparenza è un solido tedescone di mezza età, il volto incorniciato in grandi occhiali dalla montatura pesante a dorso di tartaruga.

Resta il fatto che nelle scorse ore il suo pezzo sullo scenario politico-economico italiano ha messo sul chi va là un fracco di gente.

In un lungo editoriale dal titolo "L'Italia si avvicina all'abisso", Piller ha predetto "scenari cupi per il futuro" per l’Italia, definita un Paese "senza guida, incapace di prendere decisioni e ben lontano dal compiere le necessarie riforme". Dopo aver snocciolato la solita litania su crescita bassa, deficit in crescita e debito monstre, Piller-Cagliostro chiosa sottolineando che è "solo una questione di tempo su quando gli investitori tireranno le conseguenze con una fuga dai titoli di Stato".

C’è dell’altro: "Il mondo politico italiano continua a cullarsi in una sensazione di sicurezza, troppa, come potrebbe dimostrarsi", poiché "se si verificassero turbolenze a causa della montagna del debito italiano, le crisi della Grecia e dell'Irlanda sarebbero uno scherzetto al confronto". Per questo motivo, scrive Piller, quando Angela Merkel e il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, tratteranno sulla riforma del Patto europeo di stabilità, "dovrebbero mettere in conto la possibilità di una crisi dell'Italia".

Bella frittata. Non conosciamo Piller se non in base a quello che scrive e al pissi pissi dei corridoi romani, che lui, saldamente radicato a Roma, percorre da anni. Si tratta di un veterano del giornalismo economico, formatosi in Germania e legato in gioventù ai cristiano democratici della CDU e della potente Fondazione Adenauer, di cui ha anche frequentato la scuola di giornalismo. A Roma si è stabilito da tanti anni, ha presieduto l’associazione della stampa estera e il passaparola romano lo accredita come nuovamente in corsa per la poltrona.

Escludo da subito che la ferocia del pezzo di Piller sia un pistolotto da campagna elettorale per l’associazione della stampa estera. Nel caso di qualcun altro si potrebbe pensare, non nel suo. Gli uffici stampa dei ministeri romani e dell’ambasciata tedesca sanno che Piller è universalmente stimato per la sua abitudine di documentarsi a fondo prima di scrivere. Altrettanto nota è la sua singolare tendenza ad arroccarsi su una posizione e rimanerci per sempre.

Un simpatico intellettuale siciliano formatosi a cavallo tra Roma e Heidelberg mi ricordava tempo fa la celebre frase dell’illuminista tedesco Lessing. «Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse 'scegli', io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te ». Ebbene, secondo il mio arguto amico Piller incarna questa frase alla rovescia: Piller si terrebbe la Verità in tasca.

Il custode della Verità, ecco cosa sembra Tobias Piller. Perché offrire un contraddittorio al Ministero dell’Economia se si è certi della propria verità? Perché riportare posizioni diverse e contrastanti? Per una ragione semplicissima, che non ha niente a che fare con la libertà di stampa o con le pressioni di qualche politicastro italiano di cui Piller non ha evidentemente grande stima. La ragione è che i mercati si nutrono di impressioni, timori, dietrologie.

Non è un caso se le accademie militari – come l’Ecole de Guerre Economique francese - insegnano come fare disinformazione mirata per affossare l’economia di un Paese ostile. Se un autorevole giornale tedesco come la FAZ spiega che l’Italia è kaputt, i mercati penseranno che la FAZ abbia accesso a fonti riservate e certe, e si regoleranno di conseguenza. Quando la FAZ assicura che l’Italia non ha un destino se non quello della rovina certa, la cosa suona come un pesante avvertimento per gli investitori stranieri che sottoscrivono il nostro debito pubblico.
In altri tempi, un governo avrebbe fatto sapere che un giornalista così è persona non grata in Italia. Oggi, molto probabilmente, non succederà nulla di tutto ciò. Peccato.

Asterisco.
Mi scusi, Emerito, Lei afferma di non conoscere personalmente Piller, riconosce pero' che il corrispondente della FAZ e' saldamente radicato a Roma, ed e' un veterano del giornalismo economico, che ha frequentato la scuola di giornalismo ed ha presieduto l’associazione della stampa estera. Che gli uffici stampa dei ministeri romani e dell’ambasciata tedesca lo stimano per la sua abitudine di documentarsi a fondo prima di scrivere. Gli fa uno dei migliori complimenti possibili per un giornalista economico: „Piller si terrebbe la Verità in tasca“.
E conclude: „La ragione è che i mercati si nutrono di impressioni, timori, dietrologie“, accusando esplicitamente l'autore de "L'Italia si avvicina all'abisso", di disinformazione destabilizzante.
Mi scusi, come giudica Lei la non-informazione di molti giornali italiani sul tema del debito consolidato, non Le sembra un attimino disinformazione interessata?
Cosi' come – non Le sembra – che le mezze ammissioni di alcuni tecnici ed esperti appaiono difese d'ufficio poco convincenti?
grecanico
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