venerdì 26 novembre 2010

La politica dei munnezzari


di Agostino del Vecchio
Pubblicato il 24 novembre, 2010
Foggia – “STIAMO operando nella prima parte del ciclo, vale a dire nella raccolta, nel trattamento e nella preparazione del cdr, il combustibile derivato dai rifiuti, che dovrà essere in seguito termovalorizzato per produrre energia. Con investimenti per 150 milioni di euro, questa filiera è stata totalmente realizzata. L’altra parte del ciclo sono invece i termovalorizzatori. Ma qui, eccetto quello di Massafra che funziona in joint venture col gruppo Albanese, siamo ancora fermi, a distanza di anni, sia su Manfredonia che su Modugno. Per partire ci manca sempre l’ultimo pezzo di carta, l’ultima autorizzazione utile”. Lo ha sostenuto Emma Marcegaglia, attuale presidente di Confindustria che, tramite la E.T.A., società di sua proprietà, ha forti interessi in Puglia nel settore della termo distruzione dei rifiuti.
Nella nostra regione si è creato infatti una strana filiera che ha strategicamente mescolato le energie rinnovabili, beneficiando dei relativi incentivi UE, con l’incenerimento termico dei rifiuti, ma scatenando le proteste dei cittadini.

“Penso che scattino delle vere e proprie barriere ideologiche e culturali. A livello locale basta che uno o due gruppi o comitati, anche se minoritari, urlino e alzino i toni della protesta per far fermare tutto”, ha risposto la Marcegaglia alle proteste dei cittadini che hanno bloccato la costruzioni dei nuovi inceneritori. A sentire la Marcegaglia il territorio pugliese appare quasi un deserto da conquistare, con popolazioni che pretendono il loro inalienabile diritto alla salute per motivi “ideologici”. “Davvero singolare – ha proseguito il presidente di Confindustria – se si pensa che mentre sui nostri progetti registriamo dichiarazioni di apertura che ne attestano la bontà industriale, anche perchè esprimono il massimo delle cautele ed hanno un impatto ambientale ben al di sotto dei limiti, nella realtà è tutto bloccato, perdiamo soldi e non riusciamo a completare gli investimenti”.

Nel frattempo il decreto sui rifiuti in Campania varato dal Governo e dai ieri pomeriggio all’esame del Quirinale prevede la creazione di nuove gare di appalto per la costruzione dei nuovi termovalorizzatori. Per la militarizzazione dei territori di Acerra alle Regioni è stato chiesto di contribuire allo smaltimento di rifiuti campani accollandosi la quota di 600 tonnellate di umido trattato per un massimo di tre mesi.

Buona parte delle Regioni, tranne Veneto e Piemonte, si sono dette disponibili ad accogliere la spazzatura campana per aiutare – “i fratelli meridionali” – a risolvere l’emergenza rifiuti. Questo il risultato dell’incontro tra i governatori relativi e il ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto. Tutto questo mentre il presidente della Puglia Nichi Vendola ha ricordato che alla stessa regione puglirse era stato garantito un contributo economico pari a 5 milioni di euro per un territorio in difficoltà con lo smaltimento dei rifiuti, ma nonostante l’appello ‘questi soldi non sono ancora arrivati”. ”L’altro punto è politico – ha concluso Vendola – se la Puglia riesce a prendersi altre 50 mila tonnellate al giorno di rifiuti qualche ministro dovrebbe allora evitare di dire che la situazione in Puglia è simile a quella della Campania e della Sicilia. Voglio che mi dicano che la Puglia non sia in emergenza, solo allora mi prenderò i rifiuti campani”.

Ma se la Puglia non è in emergenza rifiuti, a cosa serve allora la filiera di inceneritori della Marcegaglia?

9 Febbraio 2010
Traffico di rifiuti pericolosi, indagato il padre della Marcegaglia
C’è anche il papà della presidente nazionale di Confindustria, Emma Marcegaglia, fra le persone indagate nell’ambito di una maxi operazione su un presunto traffico illecito di rifiuti pericolosi condotta dai carabinieri del Noe (il nucleo operativo ecologico dell’Arma), indagine che ha toccato varie città italiane, portando all’arresto di  15 persone e alla denuncia di 61.

Al centro dell’inchiesta i rifiuti speciali e pericolosi prodotti dalla bonifica del sito contaminato di Bagnoli, nel Napoletano, che sarebbero poi stati smaltiti illecitamente in Toscana provocando anche un’esplosione, il 26 giugno 2008, in un capannone di Scarlino (Grosseto)  dell’Agrideco, costata la vita a un lavoratore e il ferimento grave di un altro. Nel mirino degli investigatori sono finiti oltre un milione di tonnellate di rifiuti e, soprattutto,  svariati milioni di euro di guadagni illeciti oltre a un consistente danno all’erario per l’evasione dell’ecotassa, senza contare i possibili gravi danni ambientali.  Steno Marcegaglia è indagato dai magistrati della procura della Repubblica di Grosseto che hanno disposto il sequestro del laboratorio di analisi di Mantova della Made Hse, appartenente al gruppo Marcegaglia, laboratorio in cui, secondo l’accusa, sarebbero stati redatti falsi certificati di analisi sui rifiuti da smaltire provenienti da un’industria siderurgica dello stesso gruppo Marcegaglia di Ravenna. Grazie ai falsi certificati i rifiuti sarebbero poi stati trasportati verso siti non idonei a riceverli, con notevole risparmio sui costi di smaltimento. La Made Hse è un’azienda di consulenza  che offre alle imprese e agli enti pubblici, servizi di progettazione, consulenza tecnica e giuridica integrati nei settori ambiente salute e qualità, sicurezza processi produttivi, sicurezza impianti, formazione laboratori di analisi. È invece stato arrestato, e ora si trova agli arresti domiciliari, Mauro Bragagni, 59 anni, all’epoca dei fatti direttore dell’industria metallurgica situata nella zona portuale di Ravenna e appartenente al gruppo Marcegalia.  In una nota diffusa dall’ufficio legale del Gruppo Marcegaglia si legge che “I dirigenti interessati dalle indagini non ricoprono più da tempo gli incarichi originariamente loro conferiti”, e che “l’azienda si dichiara certa del loro corretto comportamento e confida di poter dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati”.
Fonti: 



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