lunedì 22 novembre 2010

Debito non a rischio


Parla Maria Cannata, che dal ministero dell`Economia gestisce la montagna da 1.800 miliardi di titoli pubblici "Non credo a scenari apocalittici nell`eurozona: se salta la moneta unica non esiste un piano B, per nessuno"
ADRIANO BONAFEDE

La signora che è seduta sulla polveriera da 1.800 miliardi i debito pubblico sembra serena. Non crede allo scenario catastrofico ipotizzato da qualcuno - crisi a cascata dei paesi più deboli, Irlanda, Grecia e Portogallo, seguiti poi anche da Spagna e Italia, fino all`estinzione della stessa moneta unica.
«E un`ipotesi fantascientifica», dice Maria Cannata, responsabile della gestione del debito pubblico italiano».

«E comunque, se l`euro crollasse davvero, non esisterebbe un "piano B" per nessuno. Non per noi ma neppure per la Germania. Per questo sono convinta che non ci sia spazio nella realtà per uno scenario apocalittico».

«All`Italia, dunque, non rimane che andare avanti con il programma in atto da anni per l`allungamento della durata del debito e l`affinamento dei metodi che ci consentono di risparmiare sui costi».

Dottoressa Cannata, su cosa basa questa sua serenità?
«È il mercato a darci continuamente delle rassicurazioni.
Gli operatori di tutto il mondo hanno verificato che non è mai venuta meno la volontà dello Stato di tenere sotto controllo il debito pubblico, anche nei frangenti più difficili. Data la reputazione storica dell`Italia sul fronte dei conti pubblici, con questo enorme fardello dí un debito pubblico superiore al Pil, all`inizio c`era un po` di scetticismo, ma poi il mercato ha constatato che il rigore di questa scelta non è mai venuto meno. I numerici danno ragione: nel 2009 siamo riusciti senza difficoltà a collocare 538 miliardi di titoli, mentre chiuderemo il 2010 - un anno comunque difficile per l`altissima volatilità - con un ricorso al mercato per circa 480 miliardi. Certo, il Tesoro è stato aiutato anche da altri fattori».

Quali?
«Ad esempio, il sistema bancario italiano ha dimostrato di essere più solido di quello di altri paesi, anche perché la normativa della Banca d`Italia è sempre stata più severa.
Inoltre, nel nostro paese non c`èstata una vera e propria bolla immobiliare: i valori delle case sono cresciuti molto, è vero, ma l`ottica speculativa non è mai stata dominante.
Infine, fa premio lo stile di comportamento dei cittadini, complessivamente più virtuosi di quelli di altri paesi, perché meno propensi a indebitarsi».

Quali misure avete messo in campo, da parte vostra, per fronteggiare la maggior volatilità dei mercati?
«Dal 2008 a oggi ci sono state almeno due misure che ci hanno consentito di svolgere meglio il nostro lavoro. Nel 2008 abbiamo deciso, andando incontro all`esigenza manifestata da molti intenmediari e investitori, di offrire in asta anche riaperture di vecchi titoli, in affiancamento o in sostituzione dei titoli cosiddetti on the run, cioè quelli più recenti in corso di emissione. Sempre nello stesso anno, in ottobre cambiammo il metodo d`asta, approfittando di un aggiornamento tecnologico completatosi proprio tre giorni prima del fallimento di Lehman Brothers. Prima il quantitativo di titoli immesso sul mercato era fisso. Da quel momento in poi invece annunciamo una forchetta di quantità e all`interno di questo range interveniamo discrezionalmente e decidiamo dove tagliare il prezzo».

Il vantaggio qual'è?
«Prima, ad esempio, se proponevamo un importo inferiore alla capacità di assorbimento del mercato lo scoprivamo solo a posteriori e perdevamo l`occasione per collocare più titoli. Ora riusciamo complessivamente a fare più funding, e possiamo intervenire a correggere il prezzo se questo è sceso senza giustificazione dopo l`annuncio dell`asta. Per noi l`innovazione del metodo d`asta è stata positiva, perché ci dà flessibilità quando il mercato è troppo volatile».

E per le banche?
«Anche per loro. Questo meccanismo riduce la differenza tra il prezzo d`asta e quello sul mercato. Inoltre, oggi vengono in asta anche gli investitori istituzionali».

Sarà più difficile nel 2011 per il Tesoro italiano collocare i titoli in scadenza? E, comunque, avete un "piano B" se la situazione dovesse peggiorare?
«Indubbiamente la situazione di mercato è delicata, ci sono paesi molto fragili, e da una situazione critica si può facilmente passare a una drammatica, soprattutto se si fanno dichiarazioni poco meditate. Ma l`ipotesi di un crollo dell`euro è a dir poco fantascientifica. Un Piano B, quindi, non esiste, e non esiste per nessuno, nemmeno per la Germania. Per quanto ci riguarda, dobbiamo solo cercare di mettere in piedi tutti gli accorgimenti possibili per avere flessibilità, per assicurarci di avere una platea di investitori che comprenda quello che facciamo, e per non essere costretti a emettere quantità di titoli che il mercato in un certo momento potrebbe assorbire con difficoltà. Per questo motivo, fra l`altro, il cuscinetto di liquidità presso la Banca d`Italia è oggi più alto di una volta».

Dalle sue parole traspare sempre attenzione per gli intermediari e gli investitori.
«È particolarmente importante che gli operatori comprendano bene la situazione dell`Italia. Ed è vero che molta parte del nostro lavoro è di andare a sondare cosa pensano le banche e gli investitori. Però questo lavoro paga. Gli operatori si stanno a poco a poco rendendo conto che, ad esempio, la nostra spesa pensionistica, anche se alta, tuttavia non crescerà negli anni futuri perché la riforma - che oggi fa tanto discutere in Francia - è già stata fatta, a tappe, cominciando molti anni fa. Come le dicevo prima, il mercato ha anche compreso che l`Italia, pur avendo un debito pubblico indubbiamente alto, ha tuttavia la capacità di tenerlo sotto controllo. E anche la situazione della disoccupazione non è drammatica rispetto ad altri paesi. A preoccupare di più è forse la bassa crescita del Pil; ma su questo punto meritiamo al massimo un 5, non un 3. Insomma, potremmo andar meglio, ma un po` cresciamo lo stesso».

Quali sono i capisaldi dell`attuale gestione del debito? «Abbiamo da anni la tendenza ad allungarne la scadenza. La vita media, attualmente, è di sette anni, e cerchiamo di allungarla ancora un po`, approfittando degli attuali tassi estremamente bassi anche sulle scadenze».

La Francia ha puntato recentemente più sul debito a breve per approfittare proprio dei bassissimi tassi d`interesse. Voi non l`avete fatto. Perché?
«È vero che la Francia, già dal 2008, ha aumentato la quota di titoli a breve tanto che da quell`anno il nostro paese non è più il massimo emittente di questo tipo di titoli. Nel merito, bisogna osservare che il debito a breve può diventare una minaccia: è vero che si paga subito poco ma se poi insorge un rischio di rifinanziamento a breve, le cose si possono mettere male. Per quanto ci riguarda, la scelta è stata quella di pagare un po` di più per allungare il debito ma su tassi che sono storicamente i più bassi. Nel 2009 il costo medio di tutte le nostre emissioni è stato del 2,18 per cento, nel 2010 alla fine dovrebbe essere del 2,10 per cento».

Una recente interrogazione parlamentare del Pd ha chiesto lumi su una discrepanza tra la Dfp e la legge di bilancio sulla maggiore spesa per interessi per il 2011. Il primo parla di 3,5 miliardi, il secondo di 10 miliardi in più sul 2010.
«Non c`è contraddizione tra le due somme. La Dfp si ispira al criterio della competenza. La legge di bilancio stanzia le somme su cui attingere per pagare gli interessi, con il criterio di cassa, nel corso dell`anno, più un margine prudenziale».

Di quanto aumenteranno i tassi nel 2011?
«Non ho la sfera di cristallo. È probabile un aumento, fisiologico se connaturato a un po` di ripresa economica o per l`innalzamento dei tassi Bce, senza considerare ulteriori bolle di volatilità».

Quanto può pesare per le casse dello Stato italiano il perdurare di una situazione di crisi?
«Impossibile stabilirlo con precisione, gli eventi non sono sotto il nostro controllo. La Dfp, comunque, già sconta la crescita della spesa per interessi per 3,5 miliardi: un livello che riteniamo compatibile con il perdurare di un mercato volatile come l`attuale».

La gestione del debito pubblico è stata spesso criticata perla sua scarsa trasparenza. E così?
«Non sono d`accordo. In primo luogo, abbiamo un sito web aggiornato in tempo reale e ricchissimo di informazioni, anche storiche, dove ogni anno pubblichiamo le linee guida di gestione del debito. A livello di consuntivo, nella Relazione trimestrale di Cassa presentata al Parlamento c`è un`appendice dedicata proprio alla gestione del debito e, infine, c`è una Relazione semestrale alla Corte dei Conti estremamente dettagliata. Vi sono poi sezioni un po` più sintetiche in altri documenti di finanza pubblica, quali, ad esempio, gli Aggiornamenti del programma di stabilità».
Fonte: Da "LA REPUBBLICA - INSERTO AFFARI&FINANZA" di lunedì 22 novembre 2010

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