lunedì 22 novembre 2010

Monnezza, termovalorizzatori, sindaci e camorra. Mitico!


Il ricco imbroglio.2
Il Sindaco di Salerno, Sig. De Luca (vedi post delle ore  09:35:00: Rifiuti, De Luca: “A Salerno un termovalorizzatore da un milardo di euro, e la Camorra vuole entrare nella partita”) blandisce i Suoi concittadini ammonendoli: Sui rifiuti a Salerno bisogna ”stare attenti” al ”gruppo affaristico-camorristico pronto a entrare nella partita” dei termovalorizzatori che vale ”un miliardo di euro”. Sicuro della sua capacita’ di influenzare l’opinione pubblica salernitana, ha preceduto codeste ammonizioni con l’individuazione dell’area ove costruire uno dei due impianti che si farà ”ma solo alle condizioni del Comune”. Questo tizio e’ tosto. Sicuro di quello che potra’ succedere. Una visione – diciamo nel nostro gergo – strategica. E devo dire che anche in tattica non se la cava male. Peccato per la gaffe sull’area individuata prima dei fatti che la precedono. Comunque, e’ illuminante. La gaffe, dico. Ma lo vedremo dopo perche’, andiamo avanti.
”C’e’ una forte pressione – afferma – e dimostreremo nei prossimi giorni quanto sia motivata e vera la presenza affaristica”. Presto ”denunceremo tutto sul bando della Provincia di Salerno. L’inceneritore si farà alle nostre condizioni, non a quelle di quel bando”. E’ bravo, niente da dire, riuscirebbe ad ammansire, con il boccone in bocca, una ciurma di naufraghi rinsecchiti. Peccato che la pratica delle figure retoriche non e’ evidentemente il suo forte: gridare al lupo al lupo per ammonire e’ una captazione del consenso popolare, di quello distratto dai problemi quotidiani, predisposto a delegare qualcuno, magari con il vocione profondo, fermo, ma bonario, circa le questioni grandi, ed astruse. Lontane dallo scorrere ordinato del quotidiano familiare. Forse il tizio le sa, queste cose, ed aggiunge: ”c’è  uno scontro tra gruppi di poteri affaristici e un ministro che tenta di affermare la dignità della politica. Uno scontro che viene da lontano e che si incrocia con la mia posizione sui termovalorizzatori”. A ridaglie, allora e’ una fissa, la sua. La lingua batte dove il dente duole, per usare una similitudine popolare. Per il Sig. De Luca, in Campania, c’è ”un groviglio di competenze che moltiplica i costi e le inefficienze” del servizio rifiuti. E conclude con un “E mi fermo qui”. Non so quale sia la percezione esatta che ha del suo ego, a me sembra ipertrofico, forse perche’ e’ sicuro che quanto dice diverra’ realta’. I termovalorizzatori si faranno: dove dice lui, come dice lui, e lavorera’ chi dice lui. Bravo, sei forte, tizio. Ma voi che volete? Quello ha previsto tutto, prima che Roma metta nero su bianco, prima che il MEF faccia la sua parte, prima che qualcuno - uno chiunque - possa leggere che cavolata stanno per fare, con i soldi che – mi gioco la gatta - saranno stornati dal budget del Mezzogiorno. E’ forte il tizio, mentre il Capo dello Stato, tramite Segreteria, afferma che non ha letto, sino ad oggi, un piffero di niente sul Grande Rimedio alla Monnezza; mentre il Sindaco di Napoli conferma che, anche Lei, non ha letto neanche i titoli di testa di questo Kolossal del cinema fantozziano. Lui, il Di Luca, non solo ha previsto tutto quello che sara’, ma ne detta anche le condizioni: a tutti. Capito mi hai, dice un mio caro amico. Ma come fa? Ha le palle di vetro? Se le guarda seduto sul water? No, lui sa perche’ e’ tutto nero su bianco. Torniamo alla gaffe sull’area del termovalorizzatore. Era solo ieri:
Infrastrutture, non farle costa caro
Da acqua a rifiuti, da energia ad autostrade 'conto' da 331 mld
21 novembre, 14:40
(ANSA) - ROMA, 21 NOV - Il 'non fare' nei prossimi tredici anni ci costera' circa 331 miliardi di euro. Tanto dovra' pagare la collettivita' per la mancata realizzazione di qui al 2024 di opere nei settori dell'energia, dei rifiuti, della viabilita' stradale e ferroviarie e dell'idrico. Lo calcola il Rapporto 2010 su 'I costi del non fare' di Agici Finanza d'Impresa. La spesa maggiore sara' quella dovuta alla mancata realizzazione di opere nel settore ferroviario (135 miliardi) e delle autostrade (121 miliardi).
Come potete notare c'e' anche la monnezza. Ma cosa c'entra la monnezza con la collettivita', che paga una tassa annuale per il servizio di smaltimento dei rifiuti solid urbani? Per capire il nesso giustificazione-provvedimento d'urgenza bisogna andare sul sito dell'Agici. Un'entita' di cui non ho sentito parlare, ne' scrivere, sino ad oggi:
Dopo l'affabulatoria, in home page, ho cliccato sulla riga „Settore Rifiuti risultati 2009“ e compare la seguente filastrocca:
„I CNF (vuol dire Costi del non fare) totali del settore  rifiuti, nel periodo 2009-2024, ammontano a 24,7 miliardi di €.
Circa la classe dei termovalorizzatori, con un CNF pari a circa 21,4 miliardi di €, sono state distinte le situazioni di gestione ordinaria (Locale e Provinciale) da quelle in emergenza (Lazio, Campania, Calabria e Sicilia). Per le gestioni ordinarie (Locale e Provinciale), attraverso l’ACB (vuol dire Cost-Benefit Analysis), abbiamo calcolato i CNF di due casi-tipo e assunto un CNF unitario medio di 63 €/ton. Per gli impianti in area in emergenza abbiamo stimato il CNF unitario in 84 €/ton. Abbiamo quindi moltiplicato il CNF unitario nelle situazioni con e senza emergenza per il fabbisogno impiantistico relativo. Si noti che nel 2009 le Regioni in emergenza sono Lazio, Campania, Calabria e Sicilia, per un totale del 30% dei RU (vuol dire rifiuti urbani, monnezza, ma RU fa piu' ganzo) prodotti in Italia; tale percentuale è stata utilizzata per ponderare il gap tra situazioni in emergenza e non. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla legge sono necessari circa 100 termovalorizzatori di medie dimensioni in grado di trattare quasi 21 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno.
Il Costo del Non Fare gli impianti di è pari a 3,3 miliardi di € è. Tale risultato deriva dal prodotto del CNF unitario di 67 €/ton per il gap complessivo del periodo 2009-2024 pari a circa 50.000 k/ton.
I nuovi CNF calcolati evidenziano la staticità del settore, non a caso sostanzialmente invariati rispetto agli studi precedenti; infatti, nel quadriennio 2005-2008 poco è stato fatto, soprattutto nel comparto dei termovalorizzatori. Il settore soffre, più di altri, le opposizioni locali alla realizzazione delle infrastrutture.
Torno alla Homa page, e rileggo la presentazione:
Gli obiettivi di sviluppo del Paese al 2020 rendono necessaria la realizzazione di una seriedi infrastrutture fondamentali per la sua modernizzazione. Una serie di lungaggini, opposizioni, problematiche amministrative, incertezze giuridiche, ritardano o bloccano la realizzazione di tali opere. Ai fini di una corretta governance del Paese è necessario che siano ben chiari i costi che si accompagnano alle ritardate o mancate realizzazioni, costi che ricadono sull'intera collettività.
Valorizzare economicamente, oltre che dal punto di vista ambientale e sociale, gli effetti degli ostacoli ad impianti ed infrastrutture in Italia.
Il progetto si basa sull’approccio della Cost-Benefit Analysis applicato agli effetti diretti e indiretti della mancata/ritardata realizzazione di predefinite classi omogenee di infrastrutture: termovalorizzatori, TAV, autostrade, centrali e altro. Per ogni gruppo di infrastrutture si individueranno, di concerto coi partner, alcuni case studies su cui realizzare un’articolata Analisi Costi Benefici basata su scenari alternativi di ritardo/mancata realizzazione per le contestazioni.
Una puntuale valutazione quantitativa dei costi per l’intero Paese delle difficoltà di realizzazione dei progetti infrastrutturali costituisce un potente strumento di comunicazione e negoziazione con gli stakeholders.
Il risultato finale messo a punto e condiviso coi partner del progetto consisterà in:
1. Report finale dei costi-benefici per il nostro Paese del non fare da presentare nelle idonee sedi Istituzionali ed ai media;
2. Base dati quantitativa da utilizzare per il confronto coi diversi stakeholders;
3. Metodologia di riferimento per ulteriori analisi su specifici progetti;
4. Attività divulgativa per rimuovere o attenuare gli effetti della sindrome Nimby.“
Facciamo una rapida sintesi:
1. I cittadini del Mezzogiorno devono pagare la tassa dello smalitimento rifiuti.
2. I rifiuti non sono raccolti. Perche'?
3. Una causa qualsiasi, scegliete voi: perche' le discariche si esauriscono, oppure gli inceneritori non sono a regime, o perche' le popolazioni limitrofe alle discariche si oppongono. Non cambia niente. I camion non si svuotano, ne’ presso gli inceneritori che nelle discariche. Questo e’ il ganglo debole del sistema. E qui ha colpito chi vuole arricchirsi con i soldi del Mezzogiorno.
3. Qualunque sia la causa, il sistema di smaltimento si ingolfa.
4. La monnezza si accumula in strada. A lungo andare, il sistema va in stallo perche’ si viene a creare un collo di bottiglia, che non puo’ essere piu’ sturato, perche’ il rapporto tra risorse tecniche ed umane disponibili, ed il processo d’accumulo, risulta con valori quotidianamente negativi. La curva dei valori cumulati sembra seguire l’andamento del debito pubblico italiano. Niente da ridere, please.
5. Questi della AGICI Finanza d'Impresa, con sede a Milano -
Via Brentano, 2, dicono che questa condizione arreca un notevole danno economico alla collettivita'. Quindi bisogna investire e fare 100 termovalorizzatori.
6. I medici affermano che c'e' pericolo di epidemie, e’ notizia di oggi.
7. Fra qualche giorno, Consiglio dei Ministri straordinario. Sulla crisi di Napoli. Decreto d’urgenza. Ovvio. E se gli dice bene, l'urgenza sara' cosi' grave, epidemiologica, di ordine pubblico, in tilt i servizi di base, scuole chiuse, ospedali, trasporti nel caos, da richiedere i giusti ed immediati provvedimenti – finanziari – del caso. E Tremonti non potra' dire di no, gli bastera' far fare un giro di giostra al cash flow. Biglietto a carico dei cittadini del Mezzogiorno. Che ne sa il Sindaco di Salerno dei giostrai? Di appalti e subappalti che saranno affidati in regime d'urgenza? Sembra il remake del terremoto dell'Aquila.
8. Domanda, chi gestira' la crisi? Chi gestira’ gli appalti?
Scusate, ma c'e' qualcosa che non torna. La camorra? No, troppo semplice, o meglio troppo politica la storia. La camorra, la mafia e compagnia bella vanno bene per i giornali, non per la realta'. Certo, hanno collaborato a far andare in crisi ed in stallo il sistema, non hanno capacita' sistemica. Condizionare una storia complessa come questa? Fammi ridere.
9. Cui prodest? Quante sono le imprese che costruiscono incentori in Italia? Chi sono i proprietari e dove sono site? Chi finanziano gli stockholders al fine di creare questo megabusiness?
10. Che filiera di appalti si verra’ a creare? Chi paghera’ per la crisi di Napoli, Salerno e Palermo; le prime, della lista dei cento termovalorizzatori?
11. Chi si arricchisce con le royalties? E poi, siamo certi che il termovalorizzatore e’ la soluzione definitiva?
In questa storia centra ben altro: il partito del nord. Ed i suoi yesman, ovvio. A Napoli Salerno e Palermo. Anche a Roma? non ci credo. E' citta’ intoccabile, chiaro il perche’.
Dunque, cento inceneritori ad un milione di euro cadauno fanno il miliardo. Una somma che puo’ mettere in moto il pil di quasi mezzo mondo. Molti paesi congolerebbero con questa cifra in circolo nel sistema aziendale nazionale. Nella Repubblica Italiana, a parte qualche briciola - sulle quali si scanneranno camorra n’drangheta, mafia, sacra corona unita o disunita, e qualche imprenditore locale - il pil che si rimettera’ in moto, ed alla grande, e’ quello padano. I soldi andranno al nord, e non e’ una metafora popolare e grossolana. La posta in gioco, puo’ contribuire a finanziare la rivitalizzazione dell’apparato industriale di una regione. E non e’ finita con il miliarduccio, perche’ bisogna accorpargli anche i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti, e quelli – periodici – di ammodernamento. Questi sono altrettanto succulenti, perche’ stabili, e poi lievitano. 
12. A proposito di lievitazione, di quanto lievitera’ la bolletta sui rifiuti urbani della mia vicina di casa? Io non paghero’.
grecanico

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