mercoledì 17 novembre 2010

Rifiuti senza sbocchi


17/11/2010 - 10:30
Giorgio Mottola
EMERGENZA. A Napoli e provincia, la monnezza in strada è arrivata a 6500 tonnellate. La situazione è più grave che mai, ma la camorra non c’entra. Bratti (Pd): «Lo Stato non ha mantenuto neanche una parola data»

La monnezza napoletana è ormai quasi materia viva. Cresce di cinquanta tonnellate ogni ora. Ieri la quantità per strada superava le 3000 tonnellate. E al momento un piano rifiuti, che dia una soluzione nel brevissimo termine, non c’è ancora. L’Emilia Romagna ha ritirato la disponibilità ad accogliere una parte dei rifiuti campani. Una risposta negativa probabilmente arriverà anche dalla Toscana. Il motivo sarebbe innanzitutto di carattere economico. Le regioni che hanno aiutato la Campania durante le crisi precedenti infatti devono essere ancora pagate dal Governo. Sembra tramontare anche l’ipotesi spagnola, giudicata «difficilmente attuabile» dall’assessore comunale all’Igiene pubblica Paolo Giacomelli.  «È una situazione senza via d’uscita», dice Alessandro Bratti parlamentare del Pd, dopo le audizioni che la Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie ha svolto ieri a Napoli.

Sommando la quantità di monnezza presente per le strade ai rifiuti del resto della provincia si arriva a oltre 6500 tonnellate. Mille e quattrocento sono ferme nei rimorchi di 114 camion dell’Asia. Ci rimarranno sicuramente per molti altri giorni, dal momento che la sola discarica aperta è quella di Chiaiano. Dove però non possono arrivare più di 700 tonnellate al giorno, per via degli accordi che furono presi con i comitati locali all’epoca della riapertura.

La speranza di Cesaro e del sindaco Rosa Russo Iervolino è il supermento della gestione provincializzata dei rifiuti in Campania. Entrambi lo hanno ribadito davanti alla delegazione della Commissione ecomafie, che ha registrato l’assenza di tutti parlamentari di centrodestra, fatta eccezione per il presidente Gaetano Pecorella. «L’attuale emergenza è molto più grave di quelle passate», è la sintesi di quasi tutti dopo le audizioni, cui ha partecipato anche il Procuratore generale di Napoli Giandomenico Lepore, che ha confermato quanto aveva già detto in diverse occasioni: «La camorra non c’entra, le responsabilità sono della cattiva gestione amministrativa».

Il presidente della Provincia Cesaro ha ribadito invece la proposte delle micro discariche in provincia di Napoli. Si tratterebbe di due o tre invasi (soprattutto cave dismesse) da 150 mila tonnellate ciascuna, dove verrebbe conferita la frazione organica biostabilizzata. Ma l’ipotesi sembra di difficile praticabilità, soprattutto in tempi brevi. Allo stesso modo sembra essere stata abbandonata l’idea dell’esportazione. Il Governo infatti non ha ancora saldato i vecchi debiti. Trovare regioni disponibili a dare una mano è quindi diventato impossibile. Allo stesso modo si spiega anche la scarsa disponibilità degli amministratori locali campani. Spiega Alessandro Bratti: «Non è stato versato un solo euro per le bonifiche, i ristori premessi non sono mai arrivati. Lo Stato qui in Campania non ha mantenuto nemmeno una delle parole date».
Fonte:
http://www.terranews.it/news/2010/11/rifiuti-senza-sbocchi

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