mercoledì 1 dicembre 2010

I TAGLI AI COMUNI PUNTANO A SUD


Gianni Trovati
MILANO. Arrivano i tagli "lineari" ai trasferimenti dei comuni con piu’ di 5mila abitanti, vista la mancata intesa fra sindaci e governo che avrebbe dovuto distribuire in chiave meritocratica i sacrifici. E’ alla firma del ministro dell'Interno Maroni il decreto che ripartisce la sforbiciata da 1,5 miliardi prevista dalla manovra correttiva, e che spalma le richieste in modo proporzionale all'assegno statale.
Il metodo e’ quello previsto dalla manovra di luglio, che concedeva tré mesi di tempo alla Conferenza unificata per individuare un criterio diverso, e finisce per colpire piů pesantemente nel Mezzogiorno. In linea generale, il taglio sara’ pari all'11,2% delle spettanze consolidate 2010 con l'eccezione della quota «dinamica» della compartecipazione Irpef, cioe’ lo 0,69% introdotto dalla finanziaria 2007 (articolo 1, commi 189 e 190 della legge 296/2006); uno «sconto» dovuto, perché l'applicazione dell'aliquota dal 2007 ha ridotto di una somma corrispondente al gettito il contributo ordinario ai comuni. Altre esclusioni dovrebbero riguardare casi particolari. La base di calcolo definitiva sara’ individuata solo con il consolidamento delle ultime voci, tra cui i 200 milioni riconosciuti per il 2010 dalla stessa manovra correttiva ai comuni che hanno rispettato il patto di stabilita’ (articolo 14, comma 13 del DI 78/2010) e il calcolo definitivo delle compensazioni per l’ici. I dati sulle spettanze disponibili presso il Viminale, aggiornati al 30 di novembre, permettono pero’ gia’ di delineare un quadro piuttosto preciso degli effetti nelle citta’: a Roma la sforbiciata sfiora i 146 milioni di euro, a Napoli si attesta poco sopra quota 72 milioni, a Milano (che ieri ha deciso di quotare in borsa il 33% di Sea e cedere le quote in Serravalle anche per far fronte ai tagli) supera 155,6 e a Torino si aggira intorno ai 40,6 milioni. In proporzione agli abitanti, la classifica degli enti piu’ colpiti punta decisamente a Sud: tra le grandi citta’, la stretta piu’ pesante si incontra a Napoli, che "paga" 75 euro a cittadino, seguita da Palermo (58 euro a residente), Catania e Messina (54; ad aggravare il dato delle citta’ nelle regioni a statuto speciale c'e’ il fatto che in questi territori non c'e’ la compartecipazione Irpef, e di conseguenza non scatta il piccolo "sconto" previsto dal decreto). A Milano il conto e’ da 43 euro ad abitante, mentre Brescia si ferma a 28,6, cioe’ meno del 40% rispetto alla cifra recapitata nel capoluogo campano, Questa distribuzione territoriale e’ la conseguenza diretta dei meccanismi di attribuzione dei contributi statali, che si sono stratificati nel tempo non sempre in modo razionale ma hanno in genere un effetto redistributivo rispetto alle diverse performance del fisco locale: in pratica, dove la capacita’ fiscale del territorio e’ inferiore aumenta l'incidenza dei trasferimenti statali, e di conseguenza cresce l'effetto del taglio. Restano da capire gli effetti di questi tagli sui livelli di finanziamento del federalismo fiscale, tema su cui manovra correttiva e decreti attuativi della riforma parlano due Iingue diverse. Sullo stesso tema si esercitano le regioni, che oggi dovrebbero avere un nuovo incontro con il governo.
Fonte: http://rassegna.governo.it/index.asp
 

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