mercoledì 1 dicembre 2010

Giannino: Opposizione spendacciona


Di Oscar Giannino
Non esagera affatto il cancelliere Angela Merkel ammonendo che l’euro è a rischio. Risponde così a tutta la stampa tedesca che l’attacca, perché dopo avere salvato la Grecia dicendo che sarebbe stata l’unica pecora nera ora ce n’è un’altra. E i tedeschi pensano che dopo Dublino verrà Lisbona. Ma Merkel ha ragione. E mi fa ridere la gran gara tra commentatori italiani ed europei, secondo i quali la colpa dell’eurocrisi sarebbe dei tedeschi. Dovrebbero farsi carico dei problemi di chi spende e spande, è in deficit ed è meno produttivo, dicono gli accusatori. Io, fossi tedesco, sarei in prima fila gridando: «Nessun aiuto alle cicale!».
La politica vede l’abisso in cui si getta, se al Consiglio europeo di mezzo dicembre l’Italia si presenta senza governo? Vogliamo esporci al pericolo di vedere svanire gran parte di quel che sinora è stato il maggiore vantaggio per noi dell’euro, cioè ridurre l’onere del debito pubblico dall’11 per cento del pil a cui era giunto prima della moneta unica a poco più dei 4 punti attuali? La domanda non è peregrina. Non è avanzata per dare sostegno politico a questo o a quello. Perché rischiamo questa volta i guai. Dopo chi più aveva mentito sui conti (la Grecia), chi aveva le banche ancora più esposte (l’Irlanda) e chi ha la bilancia di parte corrente messa peggio (il Portogallo), nella lista del rischio viene il grande paese che non ha questi problemi ma ha bassissima crescita con il quarto debito del mondo: l’Italia. In queste condizioni è da matti aprire crisi e per di più al buio, darsi semestri d’incertezza appesi a governi tecnici su margini risicatissimi, puntare a elezioni-totip dove non c’è favorito.
Servirebbe una convergenza straordinaria, non le recite con insulti sotto gli occhi di tutti. Invece di dare la colpa ai tedeschi, è il momento di operazioni serie. Per esempio sul debito pubblico, per abbassarlo di 20-25 punti con procedure non «creative» ma attraverso veicoli e procedure  trasparenti e di mercato. Il patrimonio immobiliare pubblico è per tre quinti nelle mani delle autonomie (dico quello a reddito, esclusi tutti i beni culturali e ambientali, dunque per favore nessuno tiri fuori balle sul Colosseo svenduto, grazie) e vale 450 miliardi. Le concessioni pubbliche valgono 70 miliardi. Le partecipazioni alle società quotate altri 70 miliardi. Con un mix di dismissioni, il debito scenderebbe di 25 punti e saremmo nella media europea, visto che gli altri salgono vertiginosamente.
Senza alzare le tasse, anzi tagliando spesa e imposte. È questa l’aria che tira? No. Tutti i giornali invocano più spesa pubblica per scuole, università, musei, teatri, ospedali, precari, trucchi e parrucchi. Il Quirinale dice un giorno sì e l’altro pure che i tagli sono sbagliati. La politica vuole spendere. L’unica cosa che le piace del caso irlandese è la tassa patrimoniale. Eccolo il futuro riservatoci dalla nuova politica alle viste. Roba da incatenarsi alla propria dichiarazione dei redditi, e buttarsi nel fiume maledicendo di essere nati qui.
redazione
Mercoledì 1 Dicembre 2010
Fonte:
http://blog.panorama.it/opinioni/2010/12/01/giannino-opposizione-spendacciona/

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