venerdì 19 novembre 2010

Per i contributi entrano in gioco le copie vendute


Marco Mele
19 novembre 2010
ROMA
I contributi all'editoria saranno assegnati in base al rapporto tra copie vendute e distribuite.
È la maggiore novità contenuta nel testo del nuovo Regolamento sui contributi diretti all'editoria, approvato ieri in via definitiva dal Consiglio dei ministri. Le norme entreranno in vigore a partire dai finanziamenti per l'anno 2011. «Si tratta di un primo importante passo – commenta Carlo Malinconico, presidente della Fieg – per tutelare i giornali con autentica vocazione editoriale ed evitare ogni utilizzo strumentale dei contributi da parte di soggetti privi di intenti editoriali. Al maggior rigore dovrebbe corrispondere maggior certezza sul diritto al contributo, con un ripensamento sul "diritto soggettivo"».
Nel calcolo delle copie distribuite non sono incluse quelle vendute in blocco, al di fuori della filiera distributiva e a un prezzo inferiore a quello indicato, quelle diffuse tramite "strillonaggio" (come richiesto dal Consiglio di Stato), quelle cedute in cambio di quote associative non destinate alla sottoscrizione di abbonamenti. Le cooperative, comprese quelle ex organi di partito, devono essere composte in prevalenza da giornalisti e la maggioranza dei soci – nel quale vi dev'essere la stessa prevalenza – deve avere un contratto di lavoro a tempo pieno con la cooperativa.
Secondo Paolo Bonaiuti, sottosegretario all'Editoria, «i principi di fondo sono tre: snellire le procedure ma aumentare i controlli; avvicinare il più possibile le dichiarazioni delle vendite alle copie realmente acquistate in edicola; tutelare l'occupazione: le aziende devono avere un minimo di dipendenti (cinque quando il contributo è superiore ai due milioni di euro, ndr) con contratto a tempo indeterminato, per accedere ai contributi». Le cooperative che non abbiano utilizzato almeno cinque dipendenti, in prevalenza giornalisti, durante l'anno, accedono lo stesso al contributo ridotto del 20%. Bonaiuti promette di riaprire all'inizio dell'anno «il discorso sulla riforma organica del settore».
I contributi sono calcolati su importo fisso pari al 50% dei costi in bilancio (sono ammissibili solo quelli direttamente connessi all'attività editoriale). Fissato un tetto al contributo erogabile, di due milioni per i quotidiani e di 300mila euro per i periodici. I costi per l'acquisto di servizi editoriali sono considerati sino al 10% degli altri costi. Vi è poi un importo variabile pari a 0,09 euro per copia distribuita dai quotidiani e di 0,20 dai periodici.
Per la Federazione della stampa «l'introduzione di norme più chiare per il calcolo dei contributi – sottolinea il segretario nazionale Franco Siddi – dando un peso fondamentale all'occupazione regolare dei giornalisti, è senz'altro un fatto di grande positività. La cancellazione del diritto soggettivo, in assenza di una riforma quadro e di certezze per il periodo di transizione, però, alimenta ulteriori criticità». Commenta Vincenzo Vita (Pd): «Ci auguriamo che i criteri di erogazione diventino più selettivi, sulla base di criteri come l'occupazione, la vendita effettiva e la diffusione. E attendiamo la convocazione degli Stati generali sull'editoria». Le domande per i contributi potranno essere presentate per via telematica, con la firma digitale, entro il 31 gennaio dell'anno successivo a quello per cui si chiede il finanziamento; o per raccomandata postale. La documentazione istruttoria va presentata entro il 30 settembre dell'anno in cui viene presentata la domanda.
Commento, di grecanico.
L’oligopolio composto dal brianzolo, il torinese ed il milanese, ha blindato il sistema. Con i soldi pubblici, come al solito. I loro giornalisti in busta pagona, possono dormire sonni tranquilli e dorati. Dal direttore all’ultimo arrivato in pianta stabile. Gli altri, non componenti la galassia del nord, hanno ben poco da gioire. Fottuti.   

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