martedì 28 dicembre 2010

Basso Molise: Una vergogna, ora i danni.

Settantamila persone costrette ad acquistare acqua minerale, autobotti della Protezione Civile limitate solo alle strutture pubbliche, informazione inesistente o parziale, disagi a non finire e spiegazioni tardive e insufficienti: il caso dell’acqua ai trialometani infiamma l’opinione pubblica. Mentre la Procura della Repubblica di Larino acquisisce elementi per verificare eventuali responsabilità, si valuta la possibilità di chiedere azioni risarcitorie. Il consigliere regionale di maggioranza Luigi pardo Terzano chiede la rimozione del presidente di Molise Acque, il consigliere regionale Massimo Romano scrive al ministero dell’Interno, della salute e dell’Ambiente per chiedere di esercitare i poteri sostitutivi e il consigliere regionale Michele Petraroia, nel suo esposto alla magistratura, solleva dubbi sull’inquinamento della diga del Liscione.



BassoMolise. Violato il diritto al bene primario
Settantamila persone senza acqua potabile per piu' di una settimana. Non solo: costrette ad acquistare, pagando di tasca propria e con tutte le difficoltà del momento, un bene primario, essenziale, inderogabile. Un territorio esteso e popoloso come quello del BassoMolise messo in ginocchio dall’emergenza dell’acqua non potabile nel pieno delle vacanze natalizie, quando la popolazione aumenta e cresce il bisogno di scorte idriche per cucinare. «Questo Natale ce lo ricorderemo» si sente dire per strada, nei supermercati, dove continua la corsa alle bottiglie di minerale, nei bar dove il caffè si deve fare con l’acqua sigillata, nei salotti privati. La gente è infuriata. Associazioni e semplici cittadini hanno scritto fiumi di inchiostro. La Cgil mette nero su bianco «la forte preoccupazione rispetto alle tante famiglie a basso reddito ed agli innumerevoli pensionati che, a fronte del prolungarsi dell’evento, non sono in grado di sostenere una spesa aggiuntiva: un costo economico determinato soprattutto dalla necessità di acquistare l’acqua onde poter far fronte alle incombenze domestiche in totale sicurezza». La contaminazione da trialometani nell’acqua dell’invaso del Liscione solleva dubbi e preoccupazioni, specialmente perché le informazioni tecniche sono arrivate a distanza di una settimana dall’esplosione dell’allarme, e non hanno convinto granché né i residenti né quei rappresentanti istituzionali che evidentemente ritengono, nell’interesse della collettività, di non doversi accontentare di quelle poche giustificazioni con le quali Molise Acque ha cercato di spiegare il fenomeno. A suscitare reazioni di rabbia e indignazione, tuttavia, è soprattutto la gestione dell’emergenza, affidata agli enti pubblici.

Informazione carente e autobotti col contagocce
Sotto accusa, prima di tutto, la pessima informazione. «E’ inconcepibile che in una città come Termoli, dove vivono trentamila persone, non si siano messe in moto le auto del Comune col megafono per girare i quartieri e spiegare alla gente cosa stava accadendo» dicono (e scrivono) numerosi cittadini, fra i quali medici dell’ospedale San Timoteo che registrano con sconcerto l’accaduto. «Non si può presumere che tutti guardino il tg o leggano internet» è il commento piů ricorrente, nelle abitazioni e in strada. Diverse le testimonianze raccolte di cittadini che sono venuti a conoscenza del divieto di usare l’acqua corrente per bere e cucinare con qualche giorno di ritardo rispetto all’emanazione dell’ordinanza, «e solo perché durante la spesa di Natale al supermercato ho chiesto cosa stesse succedendo».
Analoghi disagi, dovuti alla cattiva informazione - che quando si tratta di pubblicizzare eventi politici non lesina su volantini e manifesti e quando c’è di mezzo la salute pubblica stringe i cordoni della borsa – anche in altri centri bassomolisani, dove i sindaci e gli amministratori, pur tempestivi nell’emanazione delle ordinanze, hanno ridotto al minimo le comunicazioni. Invece di potenziare i canali di informazione alla cittadinanza hanno pregato giornali e giornalisti di «non fare allarmismo».
E questo senza pretendere, come sarebbe normale in un Paese civile, l’intervento delle autobotti delle Protezione Civile per tutta la popolazione, invece che solo negli ospedali, nelle carceri, negli ospizi, come è in realtà accaduto. A tutto questo si aggiunge il silenzio – stavolta sì, inquietante – del presidente della Giunta Regionale Michele Iorio, dell’assessore regionale all’Ambiente Muccilli e, nel caso di Termoli, di quello comunale Luigi Leone. In sua voce sono intervenuti, con una nota tutto sommato coraggiosa considerando i limiti di dissenso imposti dalla cosiddetta “filiera istituzionale” che vige a Termoli, i consiglieri di maggioranza della VI Commissione, quella all’Ambiente, i quali hanno anticipato il diritto a valutare eventuali risarcitorie.

Tra inchieste giudiziarie e richieste danni
Già. I danni. «Se la Società Autostrade rimborsa gli automobilisti rimasti fermi nella neve, perché non dovremmo venire rimborsati noi, rimasti senz’acqua potabile per tutto questo tempo?». Domanda che affiora da piů parti e si amplifica in numerose categorie professionali, non ultima quella dei ristoratori, baristi e formai che hanno visto gli incassi ridursi drasticamente, e che acquistano una loro fondatezza anche alla luce del lavoro di raccolta elementi che sta portando avanti la Procura della Repubblica di Larino. Subito dopo l’emergenza è stato aperto un fascicolo d’inchiesta per “interruzione di pubblico servizio”, con l’obiettivo di accertare eventuali responsabilità umane dietro l’accaduto. Responsabilità che Molise Acque, il gestore della diga di Guardialfiera che rifornisce i comuni di Termoli, Guglionesi, San Martino in Pensilis, Larino, Petacciato, Montenero di Bisaccia, Portocannone, Campomarino e Ururi, ha finora negato: «Nessun errore da parte nostra, la formazione di trialometani è avvenuta per cause naturale» ha dichiarato in piů occasioni il presidente dell’ente Stefano Sabatini, attribuendo l’origine della reazione chimica alla qualità dell’acqua finita nell’invaso del Liscione e all’innalzamento del suo livello a causa di pioggia e neve.

Terzano (Udc) scrive a Iorio: “Rimuovi Sabatini ed esonera il BassoMolise dalle bollette dell’acqua”
Una spiegazione, quella del presidente di Molise Acque, che ha lasciato interdetto finanche qualche esponente politico della sua stessa parte, come il consigliere Luigi Pardo Terzano, targato Udc, che in una lettera a Iorio chiede appunto la rimozione di Stefano Sabatini, al vertice di Molise Acque in virtů di una nomina politica. « I paesi del Basso Molise non possono continuare a consumare acqua che il piů delle volte ha uno strano colore – scrive Terzano - ultimamente si è verificato un evento grave, non imputabile certo a condizioni atmosferiche avverse, poiché anche in tempi passati, dopo periodi di abbondanti piogge e grandi nevicate non era accaduto nulla di tutto ciò dati i severi e capillari controlli. Con mio grande disappunto non ho riscontrato l’interesse ad intervenire da parte della Giunta Regionale nonostante dimorino, nel Basso Molise, Assessori che hanno competenze nel settore.
Ritengo, pertanto, di esonerare dal pagamento dell’acqua la popolazione del Basso Molise, in quanto non sempre potabile e dunque utilizzabile. Si tenga inoltre presente che durante il periodo delle festività natalizie, i residenti sono stati costretti a comprare acqua imbottigliata, con la conclusione che chi paga è sempre il piů povero».

Romano (Cd) chiede i poteri sostitutivi del Governo
Ancora piů esplicito il consigliere di Costruire Democrazia, in minoranza in Regione, Massimo Romano, che ha scritto ai Ministri dell’Interno, della Salute e dell’Ambiente per chiedere i poteri sostitutivi del Governo per la salute dei cittadini. «Cosa altro deve succedere perché un assessore, un dirigente, un presidente di ente rassegni, almeno per dignità, le dimissioni dalla carica? Possibile che in Molise si faccia sempre finta di niente? Il Presidente della Regione è in vacanza? I responsabili istituzionali di questa drammatica e vergognosa vicenda devono dimettersi all’istante, in caso contrario sia Iorio a trarre le dovute conseguenze».
Romano aveva già richiesto la istituzione di una commissione consiliare d’inchiesta per accertare le responsabilità dell’accaduto. Adesso ha scritto direttamente ai Ministri dell’Interno, della Salute e dell’Ambiente e al Capo dipartimento della protezione civile per invocare l’attivazione dei poteri sostitutivi previsti dalla Costituzione (all’art. 120, comma 2) nei confronti delle Regioni nel caso di pericolo grave per l’incolumità e la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti diritti sociali. «Il Governo attivi le procedure per l’attivazione dei poteri sostitutivi perché ormai la situazione è totalmente fuori controllo. Denuncio la vergogna che a distanza di così tanti giorni non c’è ancora una versione ufficiale dell’accaduto, il Presidente della Regione è in silenzio natalizio da giorni, forse è in vacanza, e sui siti internet di Molise Acque e dell’Arpa neanche l’ombra della notizia».

Petraroia: “Cosa è finito nel fiume Biferno?”
Michele Petraroia, consigliere regionale Pd, firmatario di un esposto inviato alla magistratura frentana lo scorso 23 dicembre, mette in evidenza il rischio per la salute umana «e la rilevante dichiarazione dell’Azienda MOLISE ACQUE che ha rigettato ogni propria responsabilità in merito all’accaduto».
L’assorbimento di trialometani, ovvero idrocarburi alogenati, è estremamente facile sia per chi beve acqua con queste sostanze e sia per chi usa la stessa acqua per lavarsi. «Al di là delle conseguenze di minor impatto su alcuni organi (irritazioni, nausee, vomito, interessamento epatico, cefalee, dolori addominali, ecc. ) possono determinarsi patologie piů pericolose, non escluse quelle cancerogene, in caso di esposizione prolungata e uso continuato di acqua con presenza di idrocarburi alogenati in misura superiore ai limiti di legge». Secondo Molise Acque non ci sarebbe stato alcun errore umano e alcuna responsabilità nel trattamento di potabilizzazione e fornitura dell’acqua. Il consigliere regionale di minoranza scrive: «Secondo tali dichiarazioni le cause andrebbero ricercate nell’eccesso di piogge cadute dal 12 novembre al 9 dicembre e nel conseguente innalzamento di 10 metri della Diga del Liscione con relativo arrivo di sostanze organiche che avrebbero alterato l’ecosistema dell’Invaso. Quali sostanze organiche sono defluite nella Diga? Percolato da discarica? Reflui smaltiti sui terreni agricoli circostanti il corso del Biferno e dei sui affluenti ? Rifiuti liquidi immessi direttamente nell’Invaso o nei corsi d’acqua che lo alimentano ? Sta di fatto però che nei controlli effettuati dall’ARPAM ex-D.Lgs 31/01 ed ex -T.U. 152/06 emergeva già al 16 novembre un livello elevato di trialometani che veniva addebitato a sostanze organiche già affluite nella Diga in un periodo antecedente le piogge riportate nella nota di Molise Acque. Anzi non veniva esclusa la connessione tra il carico organico, l’anomala morìa di pesci avvenuta a ottobre e l’innalzamento dei valori di trialometani nell’acqua».

Troppi dubbi
Insomma, la situazione è preoccupante e le rassicurazioni ufficiali non risultano credibili. Il fenomeno e la sua gestione aprono a dubbi e riflessioni amare. Prima di tutto la moria dei pesci nella diga del Liscione, che risale alla fine dello scorso e che non ha ancora spiegazioni esaustive, né tantomeno ha visto gli organismo di monitoraggio impegnati in un’azione di trasparenza , pur a fronte del grande risalto dato alla notizia dai media. L’impressione è che Molise Acque e Arpam non sentano il bisogno di spiegare ai cittadini quello che è accaduto e perchè migliaia di pesci sono morti nell’acqua che viene depurata per essere bevuta. Tanto piů che il fenomeno è stato circoscritto in un periodo in cui in BassoMolise circolavano carichi ingenti di percolato proveniente da discariche, soprattutto campane. Sono solo coincidenze?
(Pubblicato il 28/12/2010)

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