martedì 28 dicembre 2010

Zapatero riduce le tasse e abolisce la gabella Camere di commercio

di Edoardo Narduzzi  
Lo scorso 2 dicembre il governo spagnolo ha innovato non poco in materia fiscale in favore delle imprese iberiche. La notizia è circolata poco perché in qualche modo oscurata dalla crisi irlandese, ma quanto deciso dall'esecutivo Zapatero merita attenzione anche in Italia.


Innanzitutto è stata abbassata l'imposta sui redditi delle pmi che fatturano meno di 10 milioni di euro annui al 25%, un livello sicuramente importante per consentire a queste aziende di navigare durante la crisi economica senza accumulare irrisolvibili problemi. Poi, Zapatero ha deciso di abolire una gabella ottocentesca che gravava sulle imprese iberiche così come penalizza quelle italiane: è stato eliminato l'obbligo di iscrizione alla Camera di commercio per tutte le imprese che ora potranno decidere volontariamente se farlo o meno. In totale le aziende spagnole risparmieranno 250 milioni di euro all'anno perché a tanto ammonta il costo complessivo dei diritti, cioè delle imposte, pagate annualmente alle Camere di commercio iberiche. Tutte risorse che vengono rese disponibili per fare investimenti in ricerca, nel capitale umano o nel marketing. Del resto il sistema delle Camere di commercio è ormai una gabella feudale che non serve praticamente a nulla. Una gabella fatta pagare alle imprese per servizi dal valore aggiunto irrisorio. In Italia si potrebbe procedere nella stessa direzione di Zapatero affidando alle imprese stesse, anziché ai cda delle varie Camere locali, la gestione delle centinaia di milioni di euro introitati annualmente. Anche perché i risultati gestionali delle Cdc sono tutt'altro che incoraggianti. A Roma, ad esempio, il sistema dei Tecnopoli è gestito da una società a maggioranza, il 93%, della Cdc di Roma fondata nel 1995. Circa 20 anni dopo i parchi tecnologici non sono neppure a metà dell'opera e sembrano più delle bidonville africane che delle aree attrezzate per fare ricerca e innovazione. In Cina avrebbero fatto tutto in tre anni, nel resto dell'Occidente in cinque o sei anni, mentre la gestione della Cdc finirà il tutto in 25 anni. I numeri si autogiudicano sull'utilità di tassare le imprese per affidare risorse utili per lo sviluppo alle Cdc. In realtà le Camere di commercio sono un'eredità napoleonica. In piena googlenomics e con il cloud computing che avanza i dati che gestiscono potrebbero essere trattati a un centesimo del costo attuale con una gara internazionale. Oppure essere affidati alla Sogei con enormi economie di scala collettive. La crisi dei debiti pubblici europei può essere l'occasione, come lo è stata in Spagna, per chiudere definitivamente il capitolo delle gabelle che l'economia globale di oggi non permette più di sostenere.
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